In questi giorni su Twitter è comparsa un'immagine che ha suscitato la curiosità di storici e giornalisti. Molti l'hanno considerata il primo meme della storia. La vignetta risale all’inizio del Novecento, fu pubblicata sulla rivista satirica dell'Università dell'Iowa Wisconsin Octopus nel 1919 e poi fu ripresa da altre riviste tra quella satirica The judge nel 1921.
Essere vs apparire. Il meme gioca sull'ambivalenza tra aspettativa e realtà: accosta due immagini prese da due fumetti diversi, evidentemente discrepanti tra loro, e porta alla luce la discordanza. Amplificata dalla scritta. "Come credi di essere quando sei sotto i riflettori" "... e come sei veramente". Oggi probabilmente suonerebbe così: "Come ti immagini di essere prima di un selfie... come sei veramente".
Il primo meme? Sfogliando alcuni numeri del Wisconsin Octopus gli storici hanno trovato altri esperimenti simili. Non è possibile ritenerli meme in senso stretto, ma di sicuro sono un'intuizione in largo anticipo sui tempi.
Oggi l'espressione meme infatti è correlata al web e allude a contenuti divertenti - immagini, video o testi - che in breve tempo diventano virali per la loro capacità di colpire l'immaginario e suggestionare chi li osserva.
La espressione però non è figlia nemmeno della rivoluzione tecnologica, ma fu coniata per la prima volta negli anni Settanta dal biologo e divulgatore scientifico Richard Dawkins.
Da cervello a cervello. L'autore ne parlò esplicitamente nel suo libro Il gene egoista (1976) dove definì "meme" le "idee che si diffondono da cervello a cervello". Il suo ragionamento però era più complesso delle semplificazioni odierne.
Dawkins sosteneva infatti che come nell’evoluzione delle specie l’unità di selezione era il gene, così nel campo della cultura l'elemento su cui si gioca l'evoluzione del pensiero è il «meme» (abbreviativo di “mimene”, cioè “unità di imitazione”). Che può essere molte cose: una idea, una frase, una musica e una qualunque creazione artistica, una teoria scientifica, una filosofia o una religione che si diffonde di cervello in cervello.
Come il gene si diffonde in altri corpi attraverso la riproduzione degli organismi, così il meme, che abita un cervello, si diffonde in altri cervelli tramite la comunicazione. Ma anch'esso può danneggiarsi: avere errori di copiatura e modificarsi. Oppure trovare scarsa diffusione ed “estinguersi”.