Il termine “machiavellico” è sinonimo di cinico, freddo e calcolatore. Tutta colpa della fatidica frase “il fine giustifica i mezzi” che sottende che si possa sottomettere ogni legge morale alla ragion di Stato. Machiavelli però non ha mai scritto e neppure pronunciato quella frase. La causa dell'attribuzione è un’interpretazione semplicistica del suo pensiero, in realtà molto complesso.
Esempi. Nel capitolo del Principe nel quale parla della crudeltà e della pietà e se è meglio per un principe essere amato o temuto Machiavelli scrive: "Era tenuto Cesare Borgia crudele: nondimanco quella sua crudeltà aveva racconcia la Romagna, unitola, ridottola in pace e in fede" (XVI capitolo).
Il principe ideale deve essere considerato pietoso e non crudele, ma deve stare molto attento a non usare male questa pietà. Essere troppo buono può creare danni, così come essere troppo crudele per lungo tempo.
Ideali senza ideologia. Negli altri capitoli, spiega che il principe dovrebbe avere la capacità di essere "golpe e lione", cioè volpe per l’astuzia e leone per la forza; essere simulatore e dissimulatore allo stesso tempo.
Mentre scriveva questo trattato, che dedicò ai Medici, Machiavelli stava lavorando anche ai Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, nel quale si dedicò a una forma di Stato completamente diversa (e che conosceva bene): la repubblica.
Questo dimostra che Machiavelli non voleva essere un ideologo, ma un teorico della politica.
Qual è l'origine del termine Machiavellico?
Machiavelli non avrebbe mai pensato che un giorno sarebbe stato trasformato in un aggettivo. E nemmeno uno dei più simpatici. Tutta colpa della fatidica frase “il fine giustifica i mezzi”. Che peraltro non ha mai scritto.
