Storia

Qual è stato il primo film a luci rosse della storia?

La pornografia è nata con il cinema. Ma le prime sequenze (ancora oggi visibili) mettevano in scena solo innocenti spogliarelli.

Il film francese Le coucher de la Mariée è considerato uno dei primi film erotici della storia: racconta di una giovane sposina che si sfila gli abiti per andare a letto, mentre il marito la spia, dietro un fittizio separè, fingendo di leggere il giornale.

Fu realizzato a Parigi nel 1896 da Albert Kirchner sotto lo pseudonimo Léar. Il film durava sette minuti, ma a noi sono pervenuti solo alcuni minuti, in cui viene descritto parte dello spogliarello. Purtroppo non si sa come andasse a finire.

Nudo vestito. L'anno dopo il regista e illusionista francese Georges Méliès mise in scena un altro streap tease nel film Après le bal, descrivendo una ragazza che fa il bagno (semi)nuda. In realtà l'attrice Jehanne D'Alcy rimane con un costume intero color carne.

Per vedere qualcosa di un po' più spinto bisogna aspettare il Novecento. Il primo film pornografico vero e proprio è infatti L'Écu d'ou la Bonne Auberge: un film francese, muto, in bianco e nero del 1908: racconta di un soldato che cerca sistemazione in un albergo. E non trovando una camera libera, viene messo in stanza con due ragazze con cui si intrattiene in pratiche descritte come fossero le portate del menu.

Circuiti clandestini. Queste brevi pellicole, erotiche o pornografiche che fossero, non erano distribuite nelle sale pubbliche, ma si potevano acquistare da venditori ambulanti, circolavano nei bordelli oppure erano commissionate a registi più o meno famosi da (facoltosi) amatori del genere.

Fra il 1905 e il 1930 anche molti letterati e artisti infatti si cimentarono nel realizzare simili pellicole hard: negli Anni'20 Gabriele D'Annunzio, per esempio, girò Saffo e Priapo (NSFW - non appropriato a un pubblico sensibile), un cortometraggio pornografico, mentre negli Anni '30 l'artista surrealista Man Ray girò Two women, ambientato proprio in una casa chiusa e davvero molto esplicito.

Uomo guarda una pellicola tramite un peep show (1938).

Vedo nudo. Chi non voleva andare in una casa d'appuntamenti o non poteva permettersi di acquistare un film, poteva però ripiegare sui peep show, macchinette a gettone dotate di lenti che contenevano anelli di pellicola con impressionati, a ciclo continuo, veloci rapporti sessuali.

Spesso si trovavano nei retrobottega dei negozi e garantivano ai proprietari guadagni certi. Esistevano anche peep show che proiettavano immagini più innocenti, ma quelle con le pellicole pornografiche erano le più redditizie.

Negli Anni '60 con la rivoluzione sessuale però cambiò tutto. La rivista Playboy era ormai in edicola dal 1953 e vendeva moltissime copie. Il che dimostrava che sempre più persone rivendicavano la libertà di vivere la loro sessualità come volevano.

La pornografia uscì così dagli scantinati e dai retrobottega ed entrò nella società di massa alla luce del sole. Nel 1969, la Danimarca fu il primo paese ad abolire le leggi sulla censura e a legalizzare la pornografia, compresa quella hardcore. In Italia invece la censura non è mai stata abolita completamente: ancora oggi un film per essere distribuito ha bisogno di un nulla osta ministeriale.

La prima sala a luci rosse. Sempre nel 1969 due imprenditori americani, Jim e Artie Mitchell, fondarono a San Francisco il teatro O'Farrell, un locale, poi divenuto leggendario, nel quale venivano proiettati pubblicamente alcuni cortometraggi porno che già da tempo loro giravano e vendevano all'ingrosso. Nasceva la prima sala cinematografica a luci rosse.

O'Farrell Theatre nel 2006. Il club di San Francisco specializzato in streap tease, nel 1969 si dotò della prima sala a luci rosse della storia.

Lungometraggi. Ancora nel 1969, Andy Warhol girò Blue Movie un film erotico per adulti che ottenne, per la prima volta nella storia, un'ampia distribuzione negli Stati Uniti. Nasceva quindi anche un sistema capillare di distribuzione della pornografia. E soprattutto nascevano i lungometraggi: Mona di Bill Osco è stato il primo, esplicitamente hard, a essere distribuito nei circuiti ufficiali, girato un anno prima del cult movie Deep throat (Gola profonda), il primo ad avere una trama vera e propria, personaggi abbastanza delineati

Le dive. In Europa intanto mentre spuntavano come funghi i sexy shop, l'industria hard macinava soldi a palate. Sempre più sale diventavano "a luci rosse" e sul modello del cinema americano prese vita uno star system da migliaia di dollari, con modalità produttive e narrative simili a quelle hollywoodiane. Sul mercato furono immessi film porno di genere - polizieschi, commedie, a episodi o melodrammi - resi quasi sempre celebri da alcune star milionarie: Cicciolina e Moana Pozzi in Italia, ma anche Selen, Eva Henger o Jessica Rizzo.

Pelle di seta, intelligenza artificiale e sempre disponibili. I sex robot rivoluzioneranno per l'ennesima volta la nostra sessualità? © Michael Coghlan / Flickr

Sesso hi-tech. Oggi di quell'industria non è rimasto (quasi) più niente. I cinema a luci rosse hanno chiuso e le pellicole hard non girano più nei circuiti delle sale cinematografiche. Si è tornati a una fruizione della pornografia domestica, filtrata sempre più dalla rete.

E mentre c'è chi si chiede se tutto questo faccia bene o male, la tecnologia macina innovazioni anche nel campo dell hard immettendo sul mercato prodotti basati sulla realtà aumentata e bambole per il sesso sempre più realistiche, con pelle di seta e occhi perfetti. E chissà che non possano essere proprio loro le "Moana Pozzi" del futuro.

6 febbraio 2018 Giuliana Rotondi
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