Se tra i 2.500 e i 500 anni prima di Cristo si voleva fare colpo su qualcuno, conveniva puntare su dono fragile ed esotico: per esempio il guscio di un uovo di struzzo finemente intagliato e decorato. Nel corso dei decenni ne sono stati trovati diversi, nelle tombe dei più ricchi rappresentanti delle civiltà mediterranee e mediorientali vissuti nelle Età del Bronzo e del Ferro. Finora però origine e produzione di questi articoli di lusso erano rimaste avvolte dal mistero.
Spedite da lontano. Per vederci più chiaro, un gruppo di archeologi del Regno Unito ha analizzato più da vicino una collezione di uova di struzzo conservata al British Museum di Londra, che comprende cinque gusci intatti e finemente decorati scoperti nella Tomba d'Iside, nella Necropoli etrusca della Polledrara presso Vulci, nel Lazio. La tomba, rinvenuta nel 1839 da Luciano Bonaparte (fratello di Napoleone), risale al 600 a.C.. Quando fu trovata, conteneva un corredo di oggetti preziosi come gioielli in oro e posate in bronzo, oltre a una serie di manufatti che testimoniavano i contatti commerciali tra Etruschi ed Egizi.
Tutte e cinque le uova sono dipinte e quattro risultano anche intagliate con figure geometriche e disegni di animali, carri e soldati. L'analisi isotopica dei reperti e di altri frammenti di guscio rinvenuti in una dozzina di siti archeologici del Mediterraneo e del Medio Oriente ha permesso di confrontare la composizione chimica dei gusci e ricostruire i viaggi di queste delicate merci. Le uova furono raccolte e intagliate da artigiani assiri e fenici, per essere poi scambiate su rotte commerciali più intricate del previsto: in una stessa tomba erano presenti uova prodotte in aree geografiche diverse.
Attesa e pericoli. Le analisi dei gusci al microscopio elettronico a scansione hanno rivelato una grande quantità di tecniche di incisione e pittura, a testimonianza di una particolare cura nella lavorazione. Prima di essere decorate, le uova dovevano essere lasciate ad asciugare per un certo periodo: questo passaggio richiedeva un investimento di spazio e di denaro non trascurabile, che faceva salire ulteriormente il valore di questi doni.
Inoltre, gli scienziati sono convinti che le uova venissero sottratte direttamente dai nidi di struzzo selvatico e non da quelli di uccelli allevati in cattività. Una sorta di caccia all'uovo pasquale ante litteram, ma un po' più adrenalinica: uno struzzo innervosito può essere molto aggressivo, e procurarsi le uova comportava una certa dose di rischio.