Le donne che arrivavano in treno nei campi di concentramento nazisti erano stremate: avevano viaggiato ammassate per ore e ore prive di viveri, al freddo, ignare della loro destinazione. Appena arrivate venivano private dei bagagli, denudate davanti ai soldati nazisti, rasate a zero e tatuate con un numero di matricola.
Stenti e crudeltà. Da qui iniziava una vita, si fa per dire, di umiliazioni e privazioni: fame, sete, freddo e lavoro disumani. Bonificare terreni, trasportare materiale edilizio e smantellare edifici a mani nude, oppure trascinare cadaveri nelle fosse comuni con la sola forza delle braccia, erano richieste all'ordine del giorno per una prigioniera nei campi di sterminio. Da sempre, quindi, si è ritenuto che fosse questo il motivo per cui il 98% delle donne in età fertile non aveva più il ciclo mestruale dopo i primi 12-18 mesi di permanenza nei campi di concentramento.
Amenorrea forzata. Tuttavia, dal punto di vista medico, traumi, denutrizione e disumane condizioni di vita, non bastano a spiegare un blocco del ciclo mestruale, così improvviso e simultaneo, in quasi tutte le donne. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista accademica Social Science & Medicine, Peggy J. Kleinplatz, docente della facoltà di Medicina dell'Università di Ottawa, sostiene che le donne avrebbero ricevuto, insieme ai pasti, steroidi sintetici in grado di far sparire le mestruazioni. Una stratagemma messo in atto dai nazisti per accertarsi che le detenute non avessero figli nei campi di concentramento e che, probabilmente, avrebbe compromesso per sempre la fertilità delle donne ebree detenute.
Ormoni all'avanguardia in Germania. Molto prima della pillola anticoncezionale, approvata solo nel 1960 dalla Food and Drug Administration statunitense, questo tipo di steroidi era già in commercio in Germania. Gli steroidi sessuali esogeni (introdotti cioè artificialmente nell'organismo), in grado di provocare amenorrea erano stati sintetizzati e prodotti per la prima volta a Berlino nel 1933, e furono disponibili, come farmaci da banco, in Germania, per tutti gli anni Trenta. Il biochimico tedesco, Adolf Butenandt, insieme a Leopold Ruzicka, nel 1939 fu insignito del Nobel per la Chimica, proprio per essere riuscito a individuare diversi tipi di ormoni ed essere riuscito a sintetizzare vari steroidi.
Pasti miseri e "corretti". Dalla ricerca è risultato, inoltre, che dalle industrie farmacologiche tedesche, tra il 1943 e il 1945, uscivano grandi quantità di steroidi, una produzione non compatibile con le esigenze delle sole donne tedesche. Inoltre, in un rapporto del 1969, in cui erano stati interrogati uomini e donne che lavoravano ad Auschwitz, era emerso che nelle cucine si trovavano pacchetti di sostanze chimiche che venivano portate ogni giorno sotto scorta armata e disciolte nel cibo.
Il misero rancio del pranzo - la minestra di rape grigie con una fetta di pane nero che le prigioniere ricordavano nelle testimonianze avere un sapore acro che bruciava la gola - era dunque "corretto" a base di steroidi.
I dottori della morte. Del resto, l'obbiettivo dei medici presenti nei lager non era certo quella ci curare i prigionieri, come è emerso dal processo di Norimberga. In particolare, il campo di Auschwitz (Polonia) si distinse per la sadica "ricerca scientifica" di Josef Mengele (1911-1979), soprannominato il "Dottor Morte". A partire dal 1943 era lui ad accogliere i prigionieri nel campo di concentramento: aspettava i carichi umani in guanti e camice bianco per decidere chi sarebbe diventato cavia dei suoi esperimenti, peraltro privi di alcun fondamento scientifico.
Mengele, in nome dell'eugenetica, ovvero la selezione della "razza ariana" per farla perdurare, ordinò nel suo laboratorio (blocco numero 10 di Auschwitz) operazioni senza anestesia, mutilazioni e inoculazioni di batteri, castrazioni e congelamenti. Inoltre, sperimentò vari metodi di sterilizzazione di massa delle donne ebree asportando loro l'utero o iniettandovi un liquido irritante per renderlo infecondo. Ma questa è un'altra storia...