Si pensa che circa il 90% degli esseri umani usi preferibilmente la mano destra; negli altri primati, la proporzione è di 50-50. A quanto pare, questa nostra prevalenza ha origini lontane: l'analisi di antichi fossili ritrovati nella Gola di Olduvai, in Tanzania, ha portato alla luce le tracce più remote di destrismo mai scoperte.
Le prove. Sui denti anteriori perfettamente conservati di un esemplare di Homo habilis vissuto 1,8 milioni di anni fa, sono venute alla luce striature causate da un attrezzo tagliente usato probabilmente per tagliare la carne.
Dalla direzione dei graffi, che si sviluppano da sinistra verso destra, si è dedotto che l'uomo, che stringeva tra i denti un pezzo di cibo, stava usando la mano sinistra per tenderlo, e la destra per cercare di recidere il boccone con una lama. In questa operazione il "coltello" di pietra doveva talvolta scivolare sui denti: una fortuna, per gli scienziati che sono ora riusciti ad analizzare i segni.
Radici remote. Lo studio sudafricano e con un contributo italiano, pubblicato sul Journal of Human Evolution, ci dice che quel singolo Homo habilis era destro, ma non solo: anche se il campione è assai ristretto, è comunque un indizio della potenziale prevalenza di destrismo già prima dell'avvento dei Neanderthal.
Il legame col linguaggio. «La preferenza per una mano e il linguaggio sono controllati da sistemi genetici diversi, ma hanno comunque una relazione, perché entrambe le funzioni hanno origine nel lato sinistro del cervello», spiega David Frayer, l'antropologo a capo dello studio.
«Un solo esemplare non è un campione incontrovertibile, ma se altre scoperte andranno in questa direzione, potremo dire che il destrismo, la riorganizzazione della corteccia cerebrale e la capacità di linguaggio sono importanti componenti dell'origine del genere umano.»