I pirati erano, a modo loro, democratici. In una sua recente pubblicazione, Peter Leeson, della George Mason University (Virginia, Usa), descrive l'organizzazione dei gruppi di predoni che tra il Seicento e il Settecento solcavano i mari di mezzo mondo, assaltando navi e vascelli. «I pirati eleggevano democraticamente i loro capitani», spiega lo studioso, che in questo studio evidenzia la contrapposizione di comportamenti criminali e violenze con una organizzazione "sociale" democratica. Gli ingenti bottini che i pirati accumulavano richiedevano infatti una rigida applicazione delle regole, in modo da evitare ogni forma di sopraffazione. Questa struttura, che oggi definiremmo "mafiosa" e fondata sulla giustizia fai-da-te, era però basata anche su un concetto sorprendentemente moderno, la separazione dei poteri: l'autorità non poteva detenere più di una carica. Solo così si evitava il rischio che qualcuno avesse troppo potere, diventando pericoloso per la stabilità del gruppo. Ci volevano i pirati per insegnarci come si risolve il conflitto d'interesse...