In realtà la capitale ufficiale della Repubblica di Salò - il regime, esistito tra il settembre 1943 e l'aprile 1945 in Italia, guidato da Benito Mussolini dopo l'armistizio di Cassibile - restò formalmente Roma.
Inoltre, il Governo era sparso in diverse località dell’Italia del Nord. Mussolini infatti risiedeva a Villa Feltrinelli a Gargnano (Brescia), il Ministero delle Finanze e quello della Giustizia erano a Brescia, quello dell’Economia a Bergamo, quello dei Lavori pubblici a Venezia, le Comunicazioni a Verona.
A Salò avevano però sede i ministeri più importanti: quello degli Esteri e il Ministero della Cultura popolare (Minculpop), oltre all’agenzia Stefani, che faceva da megafono-stampa del regime, e le forze politiche e militari.
La scelta di portare i principali ministeri sul lago di Garda avvenne probabilmente per le stesse ragioni per cui in Francia - l’altro Stato satellite del Terzo Reich - fu stabilito di portarli nella città termale di Vichy.
Perché era relativamente vicina alla Germania (cosa che favoriva il controllo nazista del territorio) e perché erano presenti strutture alberghiere che potevano ospitare le truppe.
Nel caso italiano poi c'erano due ragioni in più. Nella zona di Salò l’attività partigiana era quasi assente e la città era lontana dai classici obiettivi dell’aviazione alleata: le grandi città del Nord Italia.
Nord che produce. Infine, il circondario di Salò era quello strategicamente più importante: c'erano fabbriche di armi (a Gardone Val Trompia ad esempio avevano sede la Beretta e altre fabbriche minori) e industrie siderurgiche. Era insomma una delle ultime zone d'Italia ancora produttiva, in grado di creare e distribuire merci, la maggior parte delle quali era venduta sottoprezzo direttamente alla Germania.