Cosa comportò la breccia di Porta Pia per l'Unità nazionale? Scopriamolo Attraverso l'articolo "La presa di Roma" di Adriano Monti Buzzetti Colella, tratto dagli archivi di Focus Storia.
Simbolo del Risorgimento. "Ho sentito un fuoco di moschetteria assai vivo; poi un lungo grido 'Savoia'; poi uno strepito confuso; poi una voce lontana che gridava 'Sono entrati'…". Così lo scrittore Edmondo De Amicis, inviato del quotidiano La Nazione di Firenze, descriveva con piglio da cronista di guerra il "suo" 20 settembre 1870 e l'irruzione di fanti e bersaglieri dell'esercito piemontese in Roma, attraverso la breccia aperta nelle Mura Aureliane accanto alla michelangiolesca Porta Pia. Simbolo dell'unità nazionale e del parallelo tramonto dei papi-re, ma anche di un traguardo che lo stesso Cavour aveva vagheggiato dieci anni prima ("Roma sola deve essere capitale d'Italia" disse in un celebre discorso al parlamento sabaudo) e che sfuggì più di una volta allo stesso Garibaldi.
Difesa francese. Ancora nel 1867, l'Eroe dei due mondi tentò di invadere il Lazio, ultimo scampolo dell'antico Stato della Chiesa, ma fu sconfitto a Mentana (Roma). Più che i "papalini", a batterlo furono i soldati di Napoleone III, fedele alla tradizione che impegnava i sovrani d'Oltralpe alla difesa dei domini papali. L'impegno però si dissolse di lì a poco per la batosta francese nella guerra con la Prussia, che all'inizio di settembre del 1870 sostituì l'Impero con la Terza Repubblica: a quel punto la strada per Roma era sgombra.
Resistenza simbolica. Pochi giorni dopo, il 20 settembre 1870, l'invasione dello Stato Pontificio si compiva nell'indifferenza dei governi europei, ai quali invano il segretario di Stato cardinale Antonelli aveva chiesto aiuto. Impari le forze: oltre 50mila sabaudi contro circa 15mila difensori. Dopo i primi colpi di artiglieria contro le mura, per ordine di un rassegnato Pio IX il comandante pontificio Kanzler si limitò a una resistenza simbolica: in tutto rimasero sul terreno poche decine di uomini, e ai volontari pontifici fu concesso di lasciare Roma con l'onore delle armi.
Rancori. Il 2 ottobre un plebiscito sanciva l'annessione degli ex domini papali al Regno d'Italia, con una vittoria dei "sì" resa schiacciante anche dal poco strategico invito della Curia romana all'astensionismo dei cattolici. Nel gennaio 1871 la capitale d'Italia si trasferiva da Firenze a Roma: papa Mastai reagì duramente, proclamandosi prigioniero nei palazzi del Vaticano. Anche la nuova Legge delle guarentigie, che in quello stesso anno riconobbe inviolabilità e prerogative spirituali del pontefice, non mutò i rancori di Pio IX verso gli "occupanti": nel 1874, anzi, col documento Non Expedit ("non conviene") vietò ai credenti di partecipare alla vita politica italiana.
Il lungo inverno dei rapporti tra Stato e Chiesa sarebbe durato fino ai Patti Lateranensi del 1929, che restituirono alla Santa Sede una pur minima sovranità territoriale.