Il crollo in sé è conseguenza di un catastrofico terremoto, con epicentro nell’Appennino Centrale, che si verificò nel 1349. Il fatto che abbia ceduto solo parzialmente – acquisendo lo skyline “asimmetrico” che l’ha reso celebre in tutto il mondo – è invece dovuto al particolare tipo di sottosuolo su cui poggia.
Terreno insidioso. Sebbene non sia considerata una città ad alto rischio sismico, Roma può risentire dei terremoti più violenti generati anche a centinaia di chilometri di distanza, in quanto le onde sismiche, attraversando terreni poco compatti, possono subire un effetto di amplificazione.
La parte meridionale del Colosseo, quella interessata dal crollo, insiste proprio su un sottosuolo molle, fatto di sedimenti fluviali: l’anfiteatro sorge infatti nell’avvallamento di un laghetto semi-artificiale che, alimentato da un antico affluente del Tevere, era posto al centro dei giardini della Domus Aurea di Nerone.
La parte settentrionale poggia invece su un terreno di rocce vulcaniche ben più solido, e difatti qui l’edificio è rimasto praticamente intatto.
Altri danni furono prodotti dai terremoti del 442, 484, 1231, 1255, 1349 e 1703.