Come ci si riparava dal freddo durante l'ultima era glaciale? Con pelli di leone tenute tese tra le rocce, come a formare delle tende: la conferma archeologica di un'usanza che finora si poteva soltanto immaginare è stata rinvenuta in alcune caverne della Cantabria, nel nord della Spagna.
È qui che si trova la Grotta di La Garma, rimasta sigillata per 16 mila anni a causa di una frana. Come una macchina del tempo, questa caverna ha riportato fino a noi stralci di vita paleolitica, inclusi resti umani, pitture rupestri e punte usate per incidere ossa di cavallo.
Che cosa è rimasto. Tra queste rocce, un gruppo di archeologi dell'Università della Cantabria ha ritrovato diverse ossa delle dita di una zampa di un leone delle caverne (Panthera spelaea), un felino simile ai leoni moderni che visse in Europa, Asia e Nord America fino a 14 mila anni fa, e si estinse al ritiro dei ghiacci.

Tracce inequivocabili. Le ossa mostrano segni simili a quelli prodotti da un cacciatore che volesse fare lo scalpo dell'animale, mantenendo le zampe attaccate alla pelle. La posizione dei reperti, che si trovano ai piedi delle pareti esterne della galleria inferiore della grotta, fa pensare che lo scalpo servisse da copertura del rifugio, teso tra le rocce, e che le ossa siano poi cadute a terra quando la pelle si è degradata.
Cacciatore e preda. Simili scoperte nel sudovest della Germania suggeriscono che la caccia al leone delle caverne fosse diffusa a livello geografico, anche se non all'ordine del giorno. Questo fattore potrebbe avere in piccola parte contribuito all'estinzione del predatore preistorico. Si indagherà ora per capire se questo tipo di caccia fosse effettuata in gruppo o a scopo rituale, e se altri animali come orsi e iene servissero da "tetto" alle grotte preistoriche.