In cosa consisteva un pasto consumato dai Neanderthal? Finora abbiamo sempre ritenuto che la dieta della specie vissuta fino a circa 40mila anni fa in Europa e Asia, prevedesse un'altissima percentuale di carne, ma sottovalutasse il valore nutritivo di vegetali. In parte è vero, ma l'analisi dei resti carbonizzati del pasto più antico ritrovato al mondo, rivelano un'alimentazione molto più evoluta e complessa di quanto si sia creduto finora.
A cena dai Neanderthal. Nostro "cugino" Neanderthal era un vero esperto nella caccia di grandi mammiferi, come il mammut e il bisonte. Una volta catturati, gli animali venivano squartati, divisi in pezzi e trasportati fino agli accampamenti. Nella caverna intanto c'era chi si occupava di ravvivare la brace. Con l'aiuto di bastoni o lunghe ossa (che facevano da spiedini), le "bistecche" o i pezzi con l'osso venivano avvicinati ai tizzoni ardenti. Ai lati del fuoco cuocevano più lentamente le frattaglie (gli organi interni), considerati una vera leccornia.
Il tocco dello chef? Qualche rametto di erba aromatica buttato sul fuoco per migliorare i sapori. Una volta pronta, anche se probabilmente troppo al sangue per i nostri gusti, ognuno si prendeva un pezzo di carne e l'addentava, strappandola dall'osso con i denti e con le mani. I pezzi più duri si potevano tagliare con i raschiatoi (le uniche posate dell'epoca), mentre c'era chi fracassava le ossa lunghe per estrarne il nutriente midollo. Questa è una descrizione abbastanza fedele di quello che accadeva in una cena tra Neanderthal, ma oggi sappiamo che c'era di più…
Salutisti. Gli scavi condotti da un team di scienziati, guidati da Chris Hunt, professore di paleoecologia culturale alla Liverpool John Moores University, nella grotta di Shanidar, un'antica dimora Neanderthal, che si trova ai piedi dei Monti Zagros (800 km a nord di Baghdad, in Iraq), ci costringe a ricrederci sulla loro alimentazione, ritenuta finora monotona e prevalentemente carnivora.
La scoperta dei resti carbonizzati di un pasto di circa 70mila anni fa, infatti, rivela che i Neanderthal erano dei "paleo salutisti". Nei resti di cibo, infatti, ci sono tracce di una cucina complessa, che prevedeva anche l'uso di cereali, legumi e vegetali.
Tecniche evolute. I frammenti di cibo carbonizzato, analizzati con un microscopio elettronico a scansione, hanno dimostrato l'utilizzo di frammenti di semi, cellule vegetali derivate dal grano e legumi: probabilmente i Neanderthal, dopo un bilancio costi benefici, erano riusciti a individuare delle materie prime vegetali, che usavano come alimenti base, ricche di carboidrati, ma anche facili da raccogliere e preparare.
Inoltre, probabilmente procedendo per prove ed errori, i Neanderthal, avevano intuito che la cottura dei cibi produceva benefici: prima di tutto venivano sterilizzati (anche se loro non potevano saperlo), diventavano più gustosi e il calore modificava le proteine degli alimenti, rendendoli più digeribili. La cottura dei vegetali rendeva più assimilabili dall'organismo amidi e proteine, mentre un bel barbecue di carne di animali selvatici faceva perdere la struttura fibrosa al collagene, rendendo le proteine più facili ad assorbire.
Cucine a confronto. Per rafforzare l'ipotesi di una dieta varia e piuttosto equilibrata, il team ha analizzato anche altri antichi frammenti di cibo carbonizzato, rinvenuti nella grotta di Franchthi, in Grecia, un sito archeologico che risale, invece, a circa 12mila anni fa. Comparando i due risultati, gli scienziati hanno dedotto quanto le diete paleolitiche fossero complesse, scoprendo anche che prevedevano diverse fasi della preparazione del cibo.
«In entrambi i siti, per la prima volta, abbiamo la prova che i legumi venissero messi in ammollo prima della cottura e che i semi fossero pestati e mischiati tra loro prima di essere consumati, sia da parte dei Neanderthal sia dai primi Homo sapiens», ha affermato la professoressa Ceren Kabukcu, archeologa dell'Università di Liverpool, specializzata in archeobotanica, che ha condotto lo studio comparato.
Cultura gastronomica. «I risultati della nostra analisi sono sorprendenti», conclude Hunt, che ha coordinato lo scavo di Shanidar, «sono la prima vera indicazione di una scelta dietetica complessa, e quindi della presenza di una cultura del cibo, tra i Neanderthal. Io e i miei colleghi abbiamo persino provato a ricreare una delle ricette, utilizzando quello che siamo riusciti a raccogliere nelle vicinanze della grotta di Shanidar. Il risultato? Da leccarsi i baffi: una sorta di focaccetta al gusto di nocciola».