Storia

Le origini del rito del Carnevale: la festa più pazza dell'anno

Il carnevale ha origini molto antiche: dietro le maschere, si celano tradizioni pagane, spiriti infernali, cerimonie di fertilità e purificazioni sociali.

Carnevale è la festa delle maschere, dei coriandoli, della baldoria in strada e dello scherzo. Ma conserva tradizioni antiche, simboli pagani, riti legati al risveglio della natura ed eccessi che ne fanno la festa meno rassicurante del nostro calendario. Ma qual è il significato originario dei suoi riti?

Mascherate di inizio anno. «L'origine del carnevale potrebbe essere in feste arcaiche di inizio anno, in cui ci si mascherava. Lo possiamo dedurre dalle prime condanne della Chiesa: nel V secolo comparvero infatti divieti e critiche a mascheramenti che avvenivano nei primi giorni di gennaio: da cervo, da cavallo, da vecchia, fatti di pelli, paglia o altri materiali poveri. Si trattava probabilmente di maschere legate a riti arcaici, non così diverse da quelle che ancora oggi appaiono in feste tradizionali. Condannate perché cambiavano l'aspetto dell'uomo, fatto a immagine di Dio, e perché i mascherati sembravano posseduti dai diavoli», commentava Italo Sordi nel saggio Interpretazioni del carnevale (Grafo Ed., 1982).

Come si fa a stabilire quando è Carnevale?

Per sapere quando è Carnevale si parte dalla data della Pasqua, che cade la prima domenica dopo la prima luna piena dell'equinozio di primavera (dal 22 marzo al 25 aprile). Partendo dal giorno della Pasqua si devono sottrarre sei settimane: le ultime cinque prima di Pasqua sono di Quaresima, e la settimana precedente a questo periodo è quella in cui si festeggia il Carnevale. I festeggiamenti, quindi, iniziano sempre il Giovedì Grasso e terminano il Martedì Grasso (che è il martedì precedente al Mercoledì delle Ceneri). Fa eccezione il rito Ambrosiano (che non segue il rito romano): l'ultimo giorno di carnevale non è il Martedì Grasso ma il sabato, ovvero quattro giorni dopo.

Selvaggio, poi domato. Questi elementi arcaici sono arrivati fino a noi. «Il carnevale è forse la festa che ha conservato più tratti precristiani ed è restato in parte estraneo al calendario scandito dalle feste religiose» spiega l'antropologo Piercarlo Grimaldi. «Pensiamo a maschere come quella dell'orso: l'orso è una figura pagana, incorporata in molti carnevali tradizionali. Spesso appare come essere selvaggio che si finge aggressivo e viene poi domato, magari da una fanciulla, segno del suo passaggio dall'animalità all'umanità. L'orso è restato nella tradizione, come simbolo della vita del contadino: va in letargo d'inverno, quando non si lavora nei campi, e quando si risveglia annuncia che la primavera è prossima, quindi si possono consumare le scorte di cibo. E nelle maschere troviamo altre figure arcaiche, come l'"uomo selvatico"»

Prima del digiuno. Il carnevale è stato ricondotto anche ai Saturnali, festa romana dedicata al dio Saturno che si svolgeva dal 17 al 23 dicembre. Erano giorni di allegria, abbuffate, scherzi; si organizzavano banchetti in cui gli schiavi erano serviti dai padroni e si eleggeva il Rex Saturnaliorum. Il re dei Saturnali è stato associato al "re del carnevale", burlesca autorità che personifica la festa e appare in molti carnevali. Il rovesciamento dei ruoli sociali è un altro elemento considerato in comune da alcuni studiosi. Tuttavia, i Saturnali non erano caratterizzati dalle maschere, invece essenziali nel carnevale.

Mascheramenti invernali, all'insegna della comicità e del grottesco, e feste popolari all'inizio dell'anno continuarono nel Medioevo, nonostante l'avversione della Chiesa.

Che cercò quindi di mettervi un limite: la quaresima. Le manifestazioni mascherate si sono spostate in avanti nell'anno, perché legate alla quaresima, e il carnevale è stato così circoscritto come il tempo delle abbuffate e dell'eccesso in contrapposizione al tempo del digiuno e della penitenza, ponendo l'accento sul mangiare e bere. Il clou del carnevale si è spostato così negli ultimi giorni, prima che la baldoria finisca con la quaresima: cade in date diverse ogni anno, infatti, perché è collegato ai 40 giorni di penitenza che precedono una festa mobile come la Pasqua. L'inizio invece può variare a seconda della tradizione locale: il 26 dicembre, l'Epifania, spesso il 17 gennaio (giorno di S. Antonio abate), il 2 febbraio (la Candelora).

saturnali
Il carnevale è stato ricondotto anche ai Saturnali romani, festa dedicata al dio Saturno. Erano giorni di allegria, abbuffate, scherzi, e i padroni e schiavi si scambiavano i ruoli. Tuttavia i Saturnali non erano caratterizzati dalle maschere.

Carri, canti e corse. Nel periodo attorno al 1400 il carnevale diventò una festa riconosciuta, organizzata e regolamentata anche dalle autorià. Nelle città era un grande spettacolo, tra parate di carri e carrozze, folle di maschere, gare, feste, danze e canti ironici e pieni di doppi sensi. A Firenze, tra '400 e '500, col favore dei Medici si organizzavano grandiose sfilate di carri, accompagnati dai "canti carnascialeschi" che inneggiavano ai piaceri della carne senza freni inibitori. A Bologna Giulio Cesare Croce (1550-1609), l'autore di Bertoldo, compose scritti burleschi per la festa, come un ironico processo al "mariolo Carnevale" per aver comandato soltanto "pensieri mangiativi, tracannativi".

A Roma c'erano spettacoli come la corsa dei barberi, i cavalli senza fantino. Grandioso e antico anche il carnevale di Venezia: il primo documento ufficiale che lo dichiara festa pubblica è del 1296 e l'abitudine di girare in maschera, celando l'identità, divenne diffusissima. Per la gente era soprattutto il momento degli eccessi. Nel cibo, innanzitutto. «Era il "tempo grasso", scandito dalla carne di maiale che veniva ucciso in questo periodo: una sorta di sacrificio, per i giorni della trasgressione. Poi ci sarebbe stato il digiuno quaresimale e il ritorno dell'abbondanza, a primavera» ha spiegato Grimaldi.

Cibo, sesso e violenza. Il nome carnevale potrebbe venire proprio dal latino carni vale, carne addio, carnes levare, togliere la carne; anche se potrebbe invece derivare da "carro navale", in riferimento ai carri a forma di barca che sfilano nelle strade. Ma era anche il tempo della licenza amorosa: tra feste, balli fino a notte e giri di casa in casa non mancavano le occasioni di seduzione. E tra gli eccessi del "tempo rovesciato" c'è anche la violenza.

Era ritualizzata, come nei combattimenti tra mascherati, di cui un esempio è la furibonda battaglia delle arance di Ivrea, o anche negli scontri con animali, come le cacce ai tori che si svolgevano a Venezia e in altre città. O come nelle "aggressioni" tradizionali al pubblico, fatte per esempio dalle maschere. Le donne, che nei carnevali tradizionali non si mascherano, erano invece spesso le destinatarie di approcci, anche con contenuti sessuali espliciti. Senza contare che nell'atmosfera della festa non mancavano liti, insulti e risse, complici anche i mascheramenti che celavano l'identità. E in fondo ancora oggi si "combatte"con coriandoli o schiuma. 

Sfilata del carnevale di Rio
Il carnevale di Rio de Janeiro, il più grande e festoso del mondo. Quest'anno le famose sfilate del cosiddetto 'carnevale di ru'à, che di solito è a febbraio, sono state rinviate ad aprile a causa della pandemia globale della covid.

Il carnevale è però anche una festa di fine inverno, un passaggio verso la primavera, il momento critico in cui la natura deve svegliarsi. Le maschere, in origine, rappresentavano proprio gli esseri infernali, gli spiriti, i morti, cioè le forze legate al sottosuolo che possono favorire il risveglio della terra. In una sorta di rito di fertilità, il loro intervento deve far sì che
l'annata sia propizia. 

Arlecchino per esempio deriva da Hellequin, figura diabolica medievale. «Non a caso, poi, molte maschere sono adorne di fiori e nastri colorati, simboli già primaverili» sottolinea Grimaldi. «Ed è legato alla fine dell'inverno un altro rito di carnevale, il corteo dei gruppi di maschere di casa in casa: simbolicamente, annunciano la nuova stagione e vanno a recuperare i membri della comunità dopo l'isolamento invernale. Il pubblico partecipa donando cibi o bevande».

Maschere inquietanti. Carnevale è tempo di maschere. Ma non solo quelle tradizionali, con abiti definiti: da sempre le persone si travestono in tutti i modi per interpretare un ruolo diverso. Un classico, per gli uomini, era vestirsi da donna. A Venezia i maschi si divertivano a impersonare la Gnaga, popolana beffarda, con abiti femminili e maschera da gatta. Ma chi non aveva soldi per un costume si bardava con corteo pezze colorate: l'importante era camuffarsi. 

Inoltre, con l'inversione sociale e creando un "mondo alla rovescia", scriveva lo studioso russo Michail Bachtin, il carnevale è una sorta di riequilibratore sociale, permettendo l'abolizione temporanea dei rapporti gerarchici e dell'autorità. «Un altro rito è legato alla rigenerazione della comunità» conclude Grimaldi. «Si può fare un processo farsesco a un fantoccio o a un animale accusato dei mali della comunità, denunciando vizi pubblici e privati nel tempo in cui tutto è permesso».

L'ultimo rito è il rogo del fantoccio di carnevale: si purificano i peccati e... la festa è finita.

13 febbraio 2022 Giovanna Camardo
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