Un nuovo studio pubblicato su Nature apre un dibattito sui resti di quello che sembrerebbe essere l'ominine più antico mai ritrovato: il fossile del femore della discordia, trovato in Ciad nel 2004, è stato ora riesaminato da un team di ricercatori che sostiene sia appartenuto a un esemplare di Sahelanthropus tchadensis vissuto sette milioni di anni fa che camminava su due piedi. «Non abbiamo prove inconfutabili che confermino il bipedismo del Sahelanthropus», sottolinea Daniel Lieberman, paleoantropologo all'Università di Harvard, «tuttavia gli indizi fanno pensare più a un esemplare bipede che a un quadrupede».
Femore dimenticato. La storia del fossile è lunga: nel 2001 un team franco-ciadiano scopre il cranio di un esemplare di Sahelanthropus, battezzato Toumäi ("speranza di vita" in una delle lingue del Ciad). Nonostante il cervello piccolo e simile a quello di uno scimpanzé, Toumäi ha delle caratteristiche tipiche degli ominini, come alcuni dettagli dei denti e del volto. Nel 2004 la scoperta del femore, che però nessuno si preoccupa di studiare a fondo per oltre quindici anni. Nel 2020, finalmente, viene pubblicata una breve descrizione del fossile, ma l'analisi preliminare conclude che i resti probabilmente non appartenevano a una specie bipede.
Alcuni dubbi. Ora il nuovo team ribalta l'opinione dei colleghi, sostenendo l'esistenza di oltre una dozzina di caratteristiche che suggeriscono che il Salelanthropus fosse un ominine bipede. Tra le prove addotte vi è la presenza di una cresta ossea a supporto del femore durante la camminata: secondo uno studio di quest'anno, però, questa caratteristica non sarebbe tipica dei bipedi, ma sarebbe presente anche in alcuni primati, come gli orangotanghi, e a volte assente negli umani. Un altro tratto segnalato come indicativo di bipedismo, ovvero la torsione della diafisi (la parte centrale del femore), potrebbe in realtà essere frutto della compressione esercitata dai sedimenti in milioni di anni.
Stesso femore, diverse conclusioni. Secondo Roberto Macchiarelli, primo autore dello studio del 2020 che aveva escluso che Toumäi camminasse su due piedi, gli autori hanno selezionato le prove a sostegno della tesi del bipedismo, ignorandone altre che evidenziavano il contrario. D'altro canto Franck Guy, coordinatore della nuova ricerca, sostiene che il bipedismo del Sahelanthropus è confermato dalla presenza di diverse caratteristiche più comuni agli hominini bipedi che ai primati quadrupedi: in assenza di prove certe, il dibattito è ancora aperto.