Un nuovo malloppo di testimonianze scritte è venuto alla luce tra le mura di Vindolandia, una fortificazione per truppe ausiliarie a un paio di chilometri dal Vallo di Adriano, fatto erigere dall'imperatore Adriano nel 122 d.C. per segnare il confine tra la Britannia occupata dai romani e la Caledonia rimasta ai barbari (a sud dell'odierna Scozia).
Tesoro archeologico. Venticinque documenti inediti su tavolette di legno sono stati scoperti, il 22 giugno, sul fondo di una trincea nel livello più basso delle complesse stratificazioni del forte, edificato prima in una zolla erbosa, poi in legno e quindi in pietra. La datazione è quella delle prime fasi di costruzione del muro: dal primo secolo in poi.
Vita al fronte. Il sito di Vindolandia è caro agli appassionati di storia militare romana, perché dal 1970 restituisce testimonianze scritte della vita dei soldati nelle zone di frontiera. Il ritrovamento più importante, con centinaia di lettere recanti comunicazioni pratiche (700 delle quali ormai tradotte) risale al 1992: quelle tavole riportano ai giorni nostri lamentele per i piedi freddi, richieste di nuove scorte di birra e racconti di feste di compleanno improvvisate nelle fredde notti del Northumberland, una contea a nord est dell'Inghilterra, quasi al confine con la Scozia.
Una vacanza, per favore. Nei nuovi documenti ritorna una vecchia conoscenza degli archeologi, il decurione (un comandante di cavalleria) Masclus, lo stesso che nei documenti ritrovati 25 anni fa chiedeva rifornimenti di birra per i suoi uomini. In una delle lettere appena scoperte, l'uomo sembra implorare una licenza, un permesso motivato forse da una sonora sbronza.
Scritte per restare. La maggior parte delle tavolette è scritta con inchiostro ormai sbiadito su legno di betulla, ma c'è particolare attenzione su una di esse, vergata su un doppio strato di quercia, materiale più pregiato che doveva servire per comunicazioni più importanti e che potrebbe aver conservato meglio le tracce delle lettere. Le tavole dovranno essere analizzate agli infrarossi per decifrarne la scrittura, ma alcune di esse appaiono in parte già traducibili.
Rispetto ad altri documenti romani scritti su tavolette rivestite di cera - l'equivalente degli odierni post-it per appunti poi cancellabili - quelli di Vindolandia erano intesi per comunicazioni più ufficiali e permanenti. Nonostante ciò, il tono è più personale e colloquiale di molti altri testi, per chi li legge oggi: un vero tuffo nel passato.