Secondo un recente studio canadese l’uomo potrebbe aver “imparato” a scrivere molto prima di quanto si pensi. (Federico De Palo, 18 marzo 2010)
Genevieve von Petzinger e April Nowell, dell’università dell'Università di Victoria (British Columbia, Canada) hanno analizzato gli affreschi presenti in 146 caverne preistoriche francesi. Sulle mura di queste grotte, a fianco a dipinti raffiguranti animali e più raramente uomini, si trovano anche segni di vario tipo finora poco studiati. Si tratta di punti, linee, cerchi, triangoli ma anche segni più complessi come spirali o impronte di mani, che von Petzinger ha inserito in un database arrivando ad un risultato sorprendente: 26 di questi segni si ripetono in quasi tutti i siti archeologici.
Proto scrittura. Secondo le studiose canadesi già questo indizio basterebbe a far credere che non si tratti di segni casuali ma di un vero e proprio sistema. I segni infatti potrebbero essere un linguaggio, una rappresentazione del pensiero astratto (per esempio la zanna di un mammut per indicare l'animale) utilizzati per condividere informazioni. In breve un primo passo verso la scrittura.
Parole senza senso. Se questa ipotesi fosse confermata il momento in cui l’uomo ha cominciato a disegnare e pensare astrattamente - un periodo chiamato dagli esperti “esplosione creativa” - datato solitamente intorno ai 40 mila anni fa, dovrebbe essere retrodatato di decine di migliaia di anni. «Se non ne abbiamo rinvenute tracce » dice von Petzinger «è perché probabilmente per “scrivere” si usavano materiali deperibili come legno o pelle».
Se anche la tesi delle ricercatrici canadesi fosse vera, rimarrebbe comunque il grande interrogativo su quale fosse il significato di questi segni e per il momento è impossibile stabilirlo.