Un reperto archeologico insolito, la cacca, ha aperto uno squarcio sullo stile di vita e la salute degli antichi Greci, e ha consentito di identificare - con un’indagine post-portem a distanza di secoli - le malattie parassitarie intestinali di cui si soffriva all’epoca.
Resti intestinali. Le feci (fossili) millenarie sono state rinvenute nell’isola di Kea, nelle Cicladi, in un sito con sepolture datate da seimila anni fa. Gli archeologi dell’Università di Cambridge le hanno isolate "grattando" lo sporco sulla superficie delle ossa pelviche degli scheletri lì sepolti: in pratica, altro non è che il contenuto decomposto e fossilizzato dell’intestino. Le sepolture, 25 in tutto, risalgono all’epoca neolitica (quarto millennio avanti Cristo), all’età del bronzo (due millenni prima dell’epoca cristiana), e al periodo romano, all’incirca tra il secondo secolo avanti Cristo e il terzo dopo.
Dall’esame al microscopio su quei resti i ricercatori sono riusciti a individuare, in quattro degli scheletri, appartenenti a tutte e tre le epoche, le uova di due diversi vermi parassiti. Il nome scientifico di uno dei vermi è Trichius trichiura, un parassita intestinale che causa la tricocefalosi, un’infezione ancora oggi diffusa in tutto il mondo, che può provocare diarrea e altri disturbi digestivi, ma che spesso non dà alcun sintomo. L’altro parassita identificato è l’Ascaris lumbricoides, che può crescere nell’intestino fino a 35 centimetri di lunghezza ed è causa di una tra le infezioni intestinali più comuni nell’uomo.
Classificazioni antiche e prove moderne. Già Ippocrate, il padre della medicina occidentale vissuto nell’isola di Kos tra il V e il IV secolo avanti Cristo, aveva descritto le parassitosi intestinali di cui erano affetti i suoi contemporanei. Nei suoi testi, Ippocrate parlava di tre tipi diversi di parassiti, con i loro rispettivi sintomi. Uno era un "grande verme tondo" (l’Helmins strongyle), poi c’era "un verme piatto" (Plateia helmins) e infine l’Ascaris.
Finora, gli studiosi contemporanei erano incerti su quali vermi e quali malattie far corrispondere con esattezza alle descrizioni di Ippocrate. Ora, le tracce di feci fossili dell'isola di Kea hanno fornito la prova concreta di che cosa si trattasse. L’Helmins strongyle, il "verme tondo" degli antichi testi greci, è probabile si riferisse al verme ascaride trovato a Kea. Mentre l’Ascaris descritto da Ippocrate potrebbe riferirsi a due parassiti, di cui uno è proprio quello identificato nei resti dell’isola greca.