Farsi sotterrare assieme a un cavallo, sepolto vivo e fermato nel tempo quasi ancora stesse correndo: per i popoli baltici del Medioevo questo macabro rituale funerario rappresentava un'ultima, assoluta affermazione di ricchezza. A lungo si è ritenuto che i cavalli scelti per i sacrifici fossero per lo più locali. Ma in base a uno studio eseguito sui denti degli animali e ora pubblicato su Science Advances, da un certo periodo in poi gli animali destinati ai riti funebri vennero importati di proposito via mare, e dai Paesi dei navigatori per eccellenza: i Vichinghi.
Migliori connessioni. Lo studio coordinato dagli archeologi dell'Università di Cardiff (Regno Unito) offre uno spaccato su un aspetto poco conosciuto dei riti funebri dell'Europa del Medioevo, e conferma che le agili e veloci imbarcazioni a vela quadrata, sospinte da rematori, introdotte nel Baltico dai Vichinghi, erano in grado di navigare nei fiumi e in fiordi angusti.
Una tradizione consolidata. Negli ultimi 150 anni gli archeologi hanno rinvenuto migliaia di sepolture di uomini e cavalli fianco a fianco tra Lettonia, Lituania, Polonia e Russia, risalenti a un periodo compreso tra l'anno 0 e il 1200 circa. I cavalli venivano sacrificati ancora da giovani, dai 3 ai 5 anni di età, in alcuni casi ancora interi e in altri smembrati, accanto a guerrieri ingioiellati e accompagnati dalle loro armi.
A seconda della località variava anche il triste destino dell'animale. I destrieri venivano fatti accovacciare e tenuti sotto pesanti pietre mentre si chiudeva la tomba. In altri casi venivano sfiniti prima di essere forzati a inginocchiarsi su rampe sotterranee e inumati "di schiena", come se stessero galoppando diritti verso il centro della Terra.
Sulle navi dei Vichinghi. Gli archeologi hanno analizzato lo smalto dei denti di cavalli rinvenuti in cimiteri di vari Paesi Baltici alla ricerca di variazioni dell'elemento stronzio, che si assume attraverso il cibo e l'alimentazione e può dare indizi su dove si sono passati i primi anni di vita. Come previsto, quello dei denti di cavalli sacrificati nel Baltico fino all'800 d.C. riportava a un'area di provenienza nel Baltico orientale. Erano, insomma, cavalli "locali".
Ma dall'800 in poi, con l'avvento dell'era Vichinga, lo stronzio nei denti di alcuni cavalli riporta a una zona di nascita lontana centinaia di km, in Finlandia o nella Scandinavia centrale. Dunque i cavalli arrivavano nei Paesi Baltici percorrendo lunghe tratte in nave, grazie alla perizia dei popoli del mare.
Sfoggio di potere. L'analisi del DNA degli animali ha inoltre rivelato che le probabilità che i cavalli fossero maschi o femmine erano equivalenti, ossia non c'era un sesso di preferenza per gli animali importati.
Piuttosto contava il colore del pelo: secondo alcune fonti storiche, i cavalli bianchi erano quelli più ricercati per questi sacrifici. Far arrivare cavalli da lontano quando comunque ne esistevano anche in loco era una dimostrazione delle ingenti possibilità economiche del deceduto, nonché della sua rete estesa di connessioni sociali.