A oltre 30 anni dal ritrovamento, i ricercatori hanno scoperto a chi appartenesse il cranio di un individuo vissuto 14.000 anni fa nel Sudovest della Cina: non, come si sospettava, a un uomo di Neanderthal o di Denisova, ma a una donna sapiens. «È da tre anni che cerchiamo di estrarre il Dna da circa cento diverse zone del cranio: ora finalmente siamo riusciti a ottenere un campione sequenziabile», commenta Bing Su, uno degli autori dello studio pubblicati su Current Biology.
Antenati dei nativi americani. La scoperta, oltre a porre fine al decennale quesito riguardante la specie di questo ominine, conferma anche un'altra teoria: i nativi americani discendono dagli asiatici, come era stato dedotto analizzando il Dna di persone attualmente viventi.
«È la prima volta che viene sequenziato il genoma di un individuo che visse nell'epoca in cui gli abitanti dell'Asia Orientale cominciarono a migrare verso l'America», sottolinea Su. Secondo le ricostruzioni dei ricercatori, alcuni antenati asiatici dei nativi americani avrebbero viaggiato verso nord lungo l'attuale costa orientale della Cina, attraversando le isole giapponesi prima di passare in America dalla Siberia.
I dubbi sciolti. Il cranio dell'ominine aveva caratteristiche miste, proprie degli umani moderni e di quelli arcaici: la forma era tipica dei Neanderthal, e il cervello sembrava più piccolo di quello degli umani moderni. Per questo, alcuni antropologi avevano ipotizzato che il cranio fosse appartenuto al rappresentante di una specie sconosciuta di esseri umani arcaici vissuti fino a relativamente poco tempo fa, o a una popolazione ibrida di umani arcaici e moderni.
Ora che i dubbi sono stati finalmente sciolti, il team punta a sequenziare nuovi genomi umani a partire da fossili ritrovati in Asia Orientale, per avere un quadro più completo delle migrazioni dei nostri antenati, ma anche per capire in che modo gli umani hanno cambiato il proprio aspetto fisico nel tempo adattandosi all'ambiente.