Una bambina con una brutta ferita sulla gamba, medicata accuratamente con una benda. Non sarebbe una notizia se questa bambina non fosse vissuta quasi duemila anni fa nell'antico Egitto e il suo corpo non fosse stato mummificato, benda compresa. Proprio studiando la sua mummia, proveniente dalla cosiddetta Tomba di Alina, presso l'antica Hawara (regione di al-Fayyum), e oggi conservata al Museo Egizio di Berlino, è arrivata la prova che gli Egizi utilizzavano bende di lino per proteggere le ferite e non solo per avvolgere i loro defunti nel sofisticato rituale della mummificazione.
Colpa di un gatto? A esaminare la mummia, risalente al I-II secolo d.C. in un Egitto già diventato provincia romana, è stato il team di Albert Zink, direttore dell'Istituto per lo studio delle mummie di Eurac Research. Tramite la tomografia computerizzata (TC), che consente di "guardare" all'interno delle mummie senza bisogno di spogliarle dai complessi bendaggi della mummificazione, si è notata la presenza di una sorta di garza appena sopra la caviglia della gamba sinistra; al di sotto, tracce di quello che potrebbe essere pus essiccato.
Che cos'era successo? Probabilmente la bambina, dall'età compresa tra i due anni e mezzo e i quattro, era stata attaccata da un gatto riportando una ferita che qualcuno si era premurato di fasciare dopo che si era probabilmente riempita di pus. «Le prove che si tratta della medicazione di una lesione sono molto forti proprio perché ci sono segni di un'infezione sottostante», spiega Zink. Non è certo però se la ferita purulenta abbia contribuito alla morte della ragazza, e non è chiaro perché gli imbalsamatori abbiano "dimenticato" quella fasciatura durante l'imbalsamazione. «Non penso che sia l'unica prova di medicazioni di ferite su una mummia, ma questa è la prima che siamo riusciti a descrivere nei dettagli», precisa Zink, la cui ricerca è stata pubblicata sull'International Journal of Paleopathology.
magia e medicina. A commentare la scoperta è stato anche l'egittologo Mohammed Ghoneim dell'Università Al Maarefa in Arabia Saudita, che non ha partecipato direttamente alla ricerca ma che ha dichiarato: «Non stupisce il fatto che gli Egizi curassero le ferite con delle bende. Avevano una comprensione dettagliata di anatomia, chirurgia e medicina e potevano diagnosticare e curare con successo diverse malattie, anche se il confine tra magia e medicina non era poi così definito».