È la più celebre tra le coppe destinate a chi vince una competizione sportiva e tra qualche giorno sarà di nuovo... in palio. Ma quel che forse non tutti sanno, a proposito della Coppa del Mondo di calcio, è che più di una volta, nella sua storia, si è trovata nel mirino di ladri e malintenzionati.
Grazie al cane. L'ambito trofeo fu infatti rubato in ben due occasioni. La prima volta avvenne a Londra, nella primavera del 1966, quando alla vigilia del Mondiale inglese la Coppa Rimet (allora si chiamava così, in omaggio al dirigente calcistico francese Jules Rimet a cui si deve l'invenzione dei campionati del mondo) fu trafugata da una mostra dov’era esposta.
Fortunatamente fu ritrovata pochi giorni dopo, avvolta in un giornale all’interno di una siepe, alla periferia della capitale britannica, da un cagnolino di nome Pickles: fu dunque anche grazie a lui che la Nazionale inglese poté alzare la coppa al cielo al termine della finale vinta con la Germania Ovest, qualche mese dopo.
Il “bis” avvenne in Brasile nel 1983, quando la Coppa del Mondo (che nel frattempo, dal 1970, aveva sostituito la Rimet assegnata definitivamente alla nazionale brasiliana, come da regolamento, in occasione del terzo successo nella competizione) fu rubata per essere fusa e ricavarne lingotti d’oro.
Ci avevano provato i nazisti. L’idea, a dire il vero, non era nuova. Già nel 1943 un manipolo di nazisti era stato inviato a Roma con il compito di individuare il trofeo - che nella Capitale era custodito - allo scopo di rubarlo e fonderlo. L’allora presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Ottorino Barassi, però, riuscì in modo rocambolesco a salvare la coppa più ambita (da calciatori e ladri!) nascondendola a casa sua, in una scatola di scarpe.