Storia

Quando la Polonia fu il pretesto per l'inizio di una guerra mondiale

L'esplosione a Przewodów (Polonia) dei razzi provenienti dal vicino conflitto ucraino-russo, ha messo in allarme il mondo. E fa ripensare a quando la Polonia fu già un casus belli...

Il 15 novembre 2022 un'esplosione a Przewodów, in Polonia, al confine con l'Ucraina, ha ucciso due persone, gettando nello sgomento il mondo intero. Mentre è ancora in corso la ricostruzione per accertare le responsabilità dell'accaduto, il pensiero non può non tornare indietro di oltre 80 anni, quando la Polonia fu il pretesto per innescare una guerra mondiale, come spiega l'articolo "Così cominciò l'inferno" di Riccardo Michelucci, tratto dagli archivi di Focus Storia.

La "guerra lampo". Primo settembre 1939, ore 4:45. Al confine tra Germania e Polonia scatta l'operazione Fall Weiss. Al comando c'è il generale nazista Walther von Brauchitsch. La corazzata tedesca SchleswigHolstein inizia a bombardare la penisola fortificata di Westerplatte, alle porte di Danzica, dove ha sede l'arsenale della marina polacca. Nel frattempo 53 divisioni (di cui sei corazzate) della Wehrmacht avanzano. I carri armati del Reich sfondano la frontiera in più punti, mentre i bombardamenti aerei della Luftwaffe infliggono gravi danni alla rete ferroviaria e alle città.

Le fragili difese polacche vengono travolte in poche ore dalla potenza di fuoco nemica e dalla natura combinata dell'attacco. Il piano tedesco prevede una nuova tipologia di guerra "di movimento", basata sull'appoggio delle forze corazzate e aeree, con le formazioni di fanteria incaricate di accerchiare il nemico in una manovra a tenaglia. È la tattica detta Blitzkrieg ("guerra lampo"), che sarà ripetuta con successo anche nelle successive campagne militari in Francia e nei Balcani.  

"Casus belli". Mesi prima di quel 1° settembre, per fornire un casus belli che giustificasse l'attacco, la Germania nazista aveva organizzato una serie di falsi atti di aggressione commessi da parte dei polacchi. La più eclatante operazione svolta lungo il confine si verificò a Gliwice, una città oggi in territorio polacco, ma che nel 1939 si chiamava Gleiwitz e apparteneva alla Germania. La sera del 31 agosto un gruppo di SS in uniforme polacca sequestrò la stazione radio locale e diffuse un comunicato in lingua polacca, facendosi passare per sabotatori anti-tedeschi. Per rendere l'azione più credibile, un altro drappello di SS portò sul luogo un cittadino polacco, da tempo prigioniero della Gestapo, e lo uccise. Più tardi la polizia trovò altri due cadaveri che non furono mai identificati.

La mattina dopo, il 1° settembre 1939, Hitler dichiarò guerra alla Polonia incolpandola di aver violato il territorio tedesco. Al processo di Norimberga uno dei partecipanti all'operazione, l'ufficiale delle SS Alfred Naujocks, rivelò di aver agito dietro ordine del generale Reinhard Heydrich.

IL DADO È TRATTO. Hitler, quindi, affermò che l'attacco alla Polonia era in realtà un'azione difensiva per replicare a una serie di provocazioni polacche e per rispondere alle persecuzioni contro la minoranza tedesca della Polonia Orientale. Ma le spiegazioni del Führer erano solo una montatura. Appena due giorni dopo, il 3 settembre, scaduti gli ultimatum lanciati dai governi di Londra e Parigi, Francia e Gran Bretagna entrarono ufficialmente in guerra contro la Germania. A niente erano servite le esortazioni del presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt, né le suppliche di papa Pio XII, e neppure la proposta di mediazione di Mussolini.

Sentimento anti tedesco. Nella tarda serata del 3 settembre il sommergibile tedesco U-30 affondò la nave passeggeri inglese Athenia al largo delle coste irlandesi scambiandola per un mercantile armato. Tra i 112 civili che rimasero uccisi c'erano anche 28 cittadini americani. L'episodio suscitò un forte risentimento antitedesco, scatenando l'indignazione e la protesta del governo degli Stati Uniti. La guerra sul territorio polacco durò appena cinque settimane, ma innescò un conflitto che insanguinò l'Europa per sei anni.

Importanza strategica. «La città di Danzica riassumeva secoli di tensioni fra il mondo germanico e la Polonia, alle quali si univano importanti motivazioni strategiche e simboliche», spiega Alessandro Giorgi, della Società italiana di storia militare. «Dopo la Prima guerra mondiale era stata posta sotto la protezione della Società delle Nazioni ed era stato creato un "Corridoio" che comprendeva anche la penisola di Westerplatte e divideva in due la Germania.

L'importanza di Danzica per i tedeschi è paragonabile complessivamente a quella di Trento, Trieste e Fiume per gli italiani. Per Hitler l'esistenza stessa di quel corridoio rappresentava un fatto insopportabile. Ma né la Gran Bretagna, né la Francia si erano esposte offrendo garanzie per cercare di impedire l'attacco».  

Invasione Polonia - Ponte
La Germania invade la Polonia attraversando il fiume Vistola, 16 settembre 1939. © Everett Collection / Shutterstock

L'ACCORDO CON STALIN. Inoltre, per neutralizzare un possibile intervento sovietico in sostegno alla Polonia, Hitler aveva siglato un patto di non aggressione con Mosca una settimana prima dell'attacco. L'intesa, nota come patto Molotov-Ribbentrop (dal nome dei due ministri degli Esteri), fu sottoscritta il 23 agosto 1939 e definiva, fra l'altro, le rispettive zone di influenza.

Un protocollo segreto stabiliva poi la spartizione del territorio polacco in seguito all'attacco. Per la Germania, dopo il successo della Conferenza di Monaco che nel settembre 1938 aveva dato il via libera all'annessione della Cecoslovacchia con il consenso di Francia e Gran Bretagna, si trattava di un nuovo importante passo verso la conquista di quello "spazio vitale" (Lebensraum) nell'Europa dell'Est, teorizzata da Hitler già dagli Anni '20.

Attacco su due fronti. In appena quattro settimane, l'intero territorio polacco fu occupato. Il 17 settembre, l'Unione Sovietica attaccò la Polonia da est, rompendo unilateralmente il patto di non aggressione firmato con Varsavia nel 1932 e rinnovato nel 1938.

«Gli ufficiali tedeschi e quelli russi avevano fissato di comune accordo la linea di demarcazione che divideva a metà la Polonia, all'altezza del fiume Bug», prosegue Giorgi. «E il 22 settembre si tenne a Brest-Litovsk una parata congiunta con le truppe del generale Heinz Guderian, comandante in capo dei mezzi corazzati tedeschi, e quelle del generale sovietico Semën Krivošein. Insieme celebrarono la vittoria contro il comune nemico polacco».  

COLPEVOLE ESITAZIONE. La reazione degli Alleati, almeno in un primo momento, fu blanda. Nonostante la dichiarazione di guerra, Francia e Inghilterra fecero ben poco per difendere la Polonia. Nei mesi successivi all'attacco vi fu persino chi accusò Londra e Parigi di condurre una "guerra finta" poiché, a parte alcuni scontri tra navi inglesi e tedesche, non avevano intrapreso alcuna grande operazione militare. La vera escalation ci fu soltanto nella primavera del 1940, dopo l'invasione tedesca della Norvegia e poi della stessa Francia.

Ormai era troppo tardi. In pochi, in quell'agosto del 1939, pensavano che valesse la pena rischiare la vita per la Polonia e per difendere la città di Danzica. Né il governo francese, né quello britannico volevano la guerra. A rompere gli indugi di Londra contribuì in modo determinante l'opinione pubblica, secondo la quale Hitler doveva essere fermato. La maggioranza degli inglesi era convinta che, dopo l'invasione della Cecoslovacchia, l'aggressione alla Polonia non lasciasse alternative. Hitler, anche dopo l'inizio delle ostilità, rimase fermamente convinto che la Gran Bretagna e la Francia non avrebbero dichiarato guerra alla Germania.

Invasione Polonia - Ghetto Varsavia
Il ghetto di Varsavia distrutto dall'esercito tedesco (1943). © Everett Collection / Shutterstock

Hitler sottovalutò la Gran Bretagna. «Il Führer sottovalutò la risolutezza delle democrazie occidentali, in particolare degli inglesi», spiega ancora Giorgi. «Era convinto che non sarebbero state disposte a rischiare tutto per una Polonia che, di fatto, interessava a pochi. Soprattutto, non si rese conto che fare la guerra alla Gran Bretagna di allora significava praticamente battersi contro mezzo mondo.

Nel giro di poche settimane milioni di canadesi, australiani, neozelandesi, sudafricani e indiani si unirono al campo alleato contro i tedeschi. Le riserve auree della Banca d'Inghilterra furono trasferite in Canada, pronte a essere usate se le cose fossero andate male.

La Germania non ne tenne conto e giocò una partita che non poteva permettersi di giocare nel lungo periodo». E quando venne meno anche l'alleanza stretta opportunisticamente con i sovietici, per il Terzo Reich tutto si fece più difficile.

Questo articolo è tratto da Focus Storia. Perché non ti abboni?

 

16 novembre 2022 Focus.it
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