Sotto alla fitta e impenetrabile copertura alberata della foresta amazzonica si celerebbero migliaia di strutture costruite dall'uomo tra 1500 e 500 anni fa. In base a un nuovo studio delle mappature laser del fogliame, nella vegetazione si troverebbero circa 16.000 antiche opere umane in pietra o scavate nel terreno, come pozzi, geoglifi, fossati, siti cerimoniali, rimasti nella maggior parte dei casi finora sconosciuti. La ricerca è stata pubblicata su Science.
Vedere l'invisibile. Un team di 130 scienziati del National Institute for Space Research in Brasile ha scandagliato le rilevazioni LiDAR pubblicamente disponibili dell'Amazzonia, effettuate dal governo del Brasile per stimare la biomassa della foresta pluviale. La tecnologia LiDAR (acronimo dell'espressione inglese light detection and ranging) misura il tempo impiegato dalla luce laser emessa da aerei o da droni a viaggiare verso la vegetazione e tornare indietro per realizzare una mappatura in 3D del paesaggio sottostante. In questo modo è possibile "vedere attraverso" il sottobosco e rilevare variazioni nell'andamento del suolo, o microrilievi non visibili neppure da satellite.
Saltate agli occhi. Una prima analisi dei dati ha fatto emergere motivi geometrici come cerchi e quadrati nella vegetazione. Una mappatura più accurata di un'area di 5.315 chilometri quadrati scansionati con la tecnica LiDAR ha permesso di identificare 900 opere umane già note nascoste nella foresta, oltre a 24 costruzioni mai scoperte prima inclusi siti cerimoniali, villaggi fortificati e strutture megalitiche (cioè erette con blocchi di pietre di grandi dimensioni), in alcuni casi di appena 1 metro di "spessore" rispetto al suolo forestale.
Se allarghiamo lo sguardo... La porzione di foresta analizzata rappresentava però appena lo 0,1% dei 6,7 milioni di chilometri quadrati dell'Amazzonia. Il team ha allora usato modelli statistici per prevedere quante altre strutture umane si nascondessero nella vegetazione, tenendo conto della concentrazione di opere nel primo fazzoletto di terra considerato. La stima è che possano rimanere circa 16.187 siti costruiti dall'uomo ancora da scoprire sotto la volta alberata.
Quando gli scienziati hanno preso in considerazione variabili come temperatura locale, precipitazioni, contenuto di argilla nel suolo e distanza dal fiume più vicino - tutte caratteristiche necessarie per riuscire a costruire ma anche a sopravvivere nella foresta - si è visto che la maggior parte delle strutture previste si dovrebbe trovare nel sudovest dell'Amazzonia, e in particolare nello Stato brasiliano di Acre.
Un giardino coltivato dall'uomo. Il team ha inoltre evidenziato un'elevata concentrazione di 35 piante addomesticate (come l'albero di noce brasiliana, l'albero della gomma o l'albero di cacao) nelle vicinanze dei siti archeologici: una caratteristica già emersa in studi passati che mostra come le antiche popolazioni sapessero modellare la foresta in base alle proprie esigenze.
«Si era soliti considerare le aree tropicali come zone di foresta davvero primigenia», ha detto l'archeologo dell'Università dell'Arizona Takeschi Inomata, autore di importanti studi LiDAR eseguiti in Messico nel 2021. «I nuovi risultati suggeriscono invece che fosse un luogo molto abitato». La prova tangibile, se ancora ce ne fosse bisogno, delle relazioni secolari tra i popoli indigeni e la foresta amazzonica.