Federico II di Svevia (1194-1250), imperatore del Sacro Romano Impero, coltivò per tutta la vita la passione per la falconeria: l'allevamento, l'addestramento e l'impiego di uccelli rapaci nella caccia. Nella sua corte palermitana in Sicilia scrisse anche un Trattato sulla falconeria in cui illustrò più di 900 esemplari di uccelli (a noi sono pervenute due edizioni successive ascrivibili ai due figli di Federico II).
Un team di studiosi australiani e finlandesi della School of Historical and Philosophical Studies di Melbourne ha notato però che tra falchi, aironi e passerotti fa capolino un uccello decisamente più esotico: un cacatua australiano (Cacatua sulphurea). Ma cosa ci faceva in Sicilia un animale australiano, dal momento che il continente fu scoperto dagli Europei all'inizio del XVII secolo?
Pappagallo in Sicilia. Il De arte venandi cum avibus (Trattato sulla falconeria) oggi è conservato alla Biblioteca Vaticana ed è sfogliabile on line. Il pappagallo compare al foglio 18v in una riproduzione stilizzata, vicino a un esemplare di airone.
I ricercatori, nello studio pubblicato sulla rivista Parergon, dimostrano che il pappagallo fu in realtà un dono del sultano egiziano al-Malik Muhammad al-Kamil a Federico II. Il che è assai probabile: tra i due c'era un forte legame di amicizia fatto di scambi di lettere, libri, oggetti e animali esotici provenienti da terre lontane.
Lungo viaggio. Secondo Heather Dalton, lo studioso che ha coordinato la ricerca, il Cacatua crestagialla poteva provenire dall'Australia settentrionale, dalla Papua Nuova Guinea o dalle isole al largo dell’Indonesia. Per raggiungere le coste della Sicilia, dove risiedeva Federico II, passando attraverso il Cairo, dovette fare un viaggio di diversi anni.
Mondo connesso. La scoperta retrodata inoltre di circa 2o0 anni le rappresentazioni di Cacatua nell’arte europea. Finora si pensava infatti che la prima apparizione di questo esotico pappagallo fosse in una tela del Mantegna: la Madonna della Vittoria (1469) oggi al Louvre di Parigi. I ricercatori fanno risalire invece le immagini presenti nel libro a un periodo compreso tra il 1241 ed il 1248.
La scoperta infine conferma ciò che da tempo gli storici sanno: la visione eurocentrica della Storia è smentita dai fatti. Negli anni d'oro della cultura europea gli scambi commerciali al di fuori dell'Europa erano intensissimi. Prova ne è che molti mercanti e commercianti Arabi commerciavano regolarmente con le piccole città portuali dell'Australia a cui vendevano tessuti, pelli di animali e animali vivi.
Prima gli olandesi... Gli europei arrivarono sulle coste dell'Australia solo a inizio XVII secolo. Il primo sbarco documentato risale al 1606: lo fece il navigatore olandese Willem Janszoon, a bordo del suo brigantino.
Le esplorazioni continuarono poi sempre con gli olandesi e la loro Compagnia delle Indie orientali per tutto il Seicento, il cosiddetto secolo d'oro olandese.
Tra gli esploratori più famosi che si diressero qui ci fu Dirk Hartog e Abel Tasman (da cui il nome Tasmania, lo stato insulare a sud dell'Australia). Gli Olandesi però non colonizzarono il continente (che chiamarono Nuova Olanda) perché ritenevano che fosse privo di risorse.
...poi gli inglesi. La colonizzazione vera e propria iniziò un secolo dopo con gli inglesi che grazie alle esplorazioni di James Cook capirono che l'Australia era un continente tutt'altro che povero. Non solo: poteva anche essere una colonia penale a cielo aperto. Molti detenuti finirono così a lavorare qui, fianco a fianco con gli aborigeni, per estrarre le prime risorse minerarie da inviare direttamente in Gran Bretagna.