Essere colpiti da un proiettile non fa necessariamente di una persona un guerriero, ma la punta di una freccia conficcata sulla spalla di una nobile donna maya ha fatto scattare gli approfondimenti archeologici. Come e perché era morta quella donna? Stava forse combattendo?
I ricercatori si sono concentrati proprio sulle sue braccia del suo scheletro per capire se erano quelle di una guerriera: i dati, presentati in uno studio non ancora sottoposto alla peer review (la valutazione e correzione che precede la pubblicazione), suggeriscono che quella donna fosse stata un'abile tiratrice con l'arco, con capacità pari a quelle dei suoi colleghi maschi.
IL PUNTO DI PARTENZA. Per determinare come si combatteva nelle guerre del tardo Periodo postclassico maya (1200-1450 d.C.), i ricercatori hanno valutato le proprietà biomeccaniche di tre scheletri rinvenuti nella capitale maya di Mayapán, nell'attuale penisola dello Yucatan (Messico). Analisi precedenti avevano già identificato uno di questi scheletri come quello di un nobile guerriero maschio, mentre gli altri due erano stati attribuiti a una donna di alto rango e a una donna comune.
Diversamente da quest'ultima, i due scheletri appartenenti ai membri dell'élite sono stati trovati a faccia in giù: l'uomo con una punta di freccia di ossidiana piantata nella cassa toracica, mentre una punta di freccia di cerro aveva perforato la spalla della donna.
ALLENATI FINO A CHE PUNTO? I test sono partiti dai resti dell'uomo: dato che i maschi nobili erano i principali guerrieri maya, i ricercatori hanno ipotizzato che l'omero maschile avrebbe mostrato minore stress in condizioni di carico sul braccio dell'arco e sul braccio di trazione. Il tiro con l'arco, infatti, comporta un carico su entrambe le braccia, non solo su quello che tira. Poi gli stessi test sono stati fatti sui resti delle due donne.
Per valutare la capacità di carico dell'omero, sono stati utilizzati modelli per ricreare lo sforzo generato dal tiro con l'arco e dal getto della lancia, cercando di determinare quanto ogni individuo fosse addestrato alle esigenze della guerra. Si tratta di una metodologia non distruttiva che ovviamente preserva i delicatissimi resti archeologici.
ALLA PARI. Le ossa della parte superiore del braccio maschile erano più adatte al tiro con l'arco rispetto a quelle della donna comune, ma non a quelle della donna nobile. Secondo gli autori, i guerrieri e le guerriere dell'élite maya avevano raggiunto un livello di competenza molto simile nell'uso dell'arco.
E molto probabilmente combattevano fianco a fianco in battaglia.
Che cosa accadde alle civiltà precolombiane con l'arrivo dei conquistadores?
Lo spiega nel podcast qui sotto il demografo Massimo Livi Bacci. E non fu solo colpa delle malattie.