L'Autorità israeliana per le antichità ha annunciato il recente ritrovamento, nel deserto della Giudea, di nuovi frammenti di rotoli biblici risalenti a circa 2.000 anni fa. Gli scritti sono in lingua greca, ma la parola per "Dio" è in paleo-ebraico ed è riconducibile al libro della Bibbia di Zaccaria (circa 520 a.C.).
«È una grande emozione», commenta Hananya Hizmi, del dipartimento di archeologica per la Giudea e la Samaria: «ciò che abbiamo trovato e che ora presentiamo al mondo è un pezzo importante e significativo della storia e della cultura della Terra d'Israele, che si aggiunge a ciò che è venuto alla luce con le prime scoperte dei Rotoli del Mar Morto, negli anni Quaranta. Quanto possiamo leggere racconta uno stile di vita ricco, diversificato e complesso, e offre una chiara descrizione delle dure condizioni climatiche che caratterizzavano l'intera regione.»
Anche una sepoltura. Ed effettivamente la nuova scoperta può essere considerata tra le più importanti per l'archeologia biblica, seconda solamente al ritrovamento dei primi Rotoli del Mar Morto, tra il 1947 e il '56. I frammenti sono stati portati alla luce nella Grotta dell'Orrore, che deve il suo nome al ritrovamento, negli anni '60, di 40 scheletri umani: alla cavità, profonda 80 metri, si accede solo grazie a tecniche da speleologia e con cunicoli, in profondità, esplorati anche con l'uso di droni. I manoscritti non sono l'unico tesoro archeologico rinvenuto: sono stati ritrovati anche un piccolo tesoro di monete dell'epoca della rivolta di Bar Kochba contro Roma, un cesto di 10.000 anni in ottime condizioni di conservazione, che gli esperti ritengono essere uno tra i primi oggetti del suo genere, e lo scheletro di un bambino - i cui resti sono stati datati a circa 6.000 anni fa.
«Quella dello scheletro è una scoperta formidabile», afferma Ronit Lupu, archeologo dell'Associazione internazionale di assiriologia (IAA): «spostando due pietre abbiamo notato una piccola fossa, all'interno della quale vi era lo scheletro in posizione fetale, avvolto in una coperta. Non c'è dubbio che chi lo seppellì nutriva per quel bimbo un grande affetto.» Lo scheletro e la coperta si sono conservati ottimamente grazie alle condizioni climatiche della grotta, e sui resti del bambino si può ancora osservare della pelle, i tendini e persino alcuni capelli. Le ricerche proseguiranno: la grotta è molto lunga e ampia, e il direttore dell'Autorità israeliana per le antichità ha chiesto un rapido e importante impegno finanziario per continuare l'esplorazione prima che lo facciano altri e con tutt'altre intenzioni che donare al mondo fondamentali reperti di storia d'Israele.
Si fa presto a dire "bibbia". I Rotoli del Mar Morto sono costituiti complessivamente da circa 900 documenti che contengono anche testi della Bibbia ebraica, la quale è composta da molti e diversi libri sia per l'origine, sia per il genere, la composizione e la lingua. Scritti in un ampio lasso di tempo, furono preceduti da una tradizione orale ancora più lunga. La Bibbia ebraica, che si differenzia da quella cristiana in quanto quest'ultima comprende anche il Nuovo Testamento, ossia i Vangeli, contiene numerosi riferimenti cronologici che indicano che i primi libri furono scritti al tempo di Mosè e Giosuè, ossia circa 3.500 anni fa. Gli scritti di Samuele, Davide, Salomone e altri sono datati attorno all'XI secolo a.C., ma vi sono anche libri storici, poetici e di profezie risalenti al periodo che va dal nono al quinto secolo a.C. Per i mussulmani, invece, la Bibbia che abbiamo oggi non è quella vera, in quanto sarebbe stata profondamente alterata prima dagli ebrei e poi dai cristiani: è su questa base che nasce il Corano, scritto dopo la morte di Maometto, attorno al 650 d.C., "per dare ordine alla Parola di Dio".