Lavorano accovacciate, in uno spazio di appena un metro di altezza e largo poco di più. A illuminare la scena, solo un faro alogeno, che proietta ombre sui resti mortali di decine di suore agostiniane, sepolte, circa 400 anni fa, nell'ex convento di San Nicolao Novello, sotto quella che all'epoca doveva essere la cappella del complesso ecclesiastico, ma che ormai da anni era la palestra del Liceo di Scienze umane e dell'Istituto professionale di Lucca, lì ospitati.
Da mesi, le antropologhe incaricate, Ivana Fusco e Letizia Cavallini, ricostruiscono pazientemente i legami di quello che, a occhi meno esperti, appare come un macabro mare di ossa, ma che per loro è una preziosa finestra aperta sul XVII secolo e sul modo in cui, all'epoca, le devote della comunità di Santa Maria della Croce vissero, morirono e affrontarono il loro ultimo viaggio.
Scena intatta. Una aveva ancora fra le mani i resti di un rosario con un crocifisso, intorno ad altre rimanevano tracce delle spille con cui le consorelle avevano fissato loro il velo per l'ultima volta, prima di inumarle con corredi di medagliette votive e fibbie in bronzo. Così le hanno ritrovate gli archeologi durante i lavori di ristrutturazione del plesso scolastico della città toscana (voluti dalla Provincia e diretti dalla Soprintendenza di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Lucca e Massa Carrara), quando hanno scoperto gli ambienti di sepoltura sotto al pavimento moderno.
«Finora le camere funerarie rinvenute sono quattro», spiega Fusco. «Solo una è stata indagata completamente, mentre una seconda è ancora in fase di scavo».
TUTTE INSIEME. La scoperta è, a suo modo, unica. «Si tratta di "sepolture murate"»: vani sotterranei chiusi da una botola e coperti da una volta, realizzati per ospitare, nel corso del tempo, le salme di più individui appartenenti allo stesso gruppo familiare o, come in questo caso, alla medesima istituzione religiosa», prosegue la studiosa.
«Di solito queste camere erano svuotate periodicamente, per far spazio alle deposizioni successive. Per questo, benché fossero comuni nella Toscana dell'epoca, è la prima volta che in città viene indagata la sepoltura collettiva di un convento femminile».
SEPOLTE IN SOSPENSIONE. Ma cosa succedeva, di preciso, a San Nicolao Novello, quando una suora moriva? Il suo corpo, avvolto in un sudario insieme ai pii "ferri del mestiere", veniva deposto in una semplice bara o su un tavolato di legno, per essere calato nella camera di sepoltura.
In questa specie di grande cassa sotterranea in muratura - larga poco più di un metro, lunga quasi tre e alta poco più di due metri - la salma non veniva appoggiata al suolo, ma sospesa sul vuoto, sorretta da appositi archi in mattoni, paralleli ai lati corti della camera. Al resto pensavano l'umidità e la ciclica risalita della falda acquifera, che favorivano il processo di decomposizione e la deposizione dei resti della defunta sul pavimento sottostante.
OSPITE IMPORTANTE. Così, uno strato dopo l'altro, anno dopo anno, si accumularono gli scheletri delle suore agostiniane. Per il momento, le studiose sono riuscite a individuare 24 persone diverse, tutte donne: fra di loro c'erano anche sei bambine, forse novizie o educande, parte integrante della comunità religiosa. Ma sono riemerse pure le tracce di una ospite vip: la madre superiora, suor Petronilla Guinigi.
«Il ritrovamento di una lastra incisa che reca il suo nome è di particolare rilevanza», nota la funzionaria della Soprintendenza, Neva Chiarenza. «Poter dare un'identità storica a uno degli individui sepolti risulta importante, in questo caso, non solo perché si tratta della rappresentante di una delle famiglie più in vista di Lucca, ma anche perché ci permette di datare con certezza l'utilizzo della sepoltura da parte delle monache agli inizi del XVII secolo».