Storia

L'intervento ai denti più antico del mondo

Uno studio italiano dimostra che i primi "paleodentisti" asportavano le carie già 14mila anni fa, utilizzando piccole punte affilate di pietra.

Nell'Età della Pietra carie e ascessi erano problemi piuttosto diffusi tra i nostri antenati, che dovevano probabilmente fare i conti con un'alimentazione ricca di piante zuccherine (leggi qui per approfondire).

Il fatto è risaputo da tempo, così come è noto, ad esempio, che durante il Neolitico venivano già praticate otturazioni mediante l'impiego della cera d'api.

Ora una ricerca italiana pubblicata su Nature Scientific Reports sposta indietro le lancette del primo trattamento dentistico di alcune migliaia di anni: le analisi condotte sul molare di un uomo vissuto 14mila anni fa hanno messo in evidenza i segni di un rudimentale intervento odontoiatrico finalizzato alla cura di una carie. Che in mancanza di trapano, fu asportata con una sottile punta di pietra.

Nascosto tra le Dolomiti. Il dente al centro della ricerca proviene da un individuo maschio di circa 25 anni, il cui scheletro ben conservato fu rinvenuto nel 1988 in una sepoltura nei pressi di Sovramonte (Belluno), in un sito denominato Ripari di Villabruna.

La datazione dei resti certificò che l'inumazione era avvenuta tra i 13.820 e 14.160 anni prima: le indagini condotte successivamente non permisero di rilevare l'operazione del paleodentista, ma sottolinearono solo la presenza di una lesione cariosa nel terzo molare inferiore.

Paleondentisti. I nuovi studi hanno portato alla luce un'altra verità: la cavità presente nel dente è il frutto dell'asportazione della parte cariata. Utilizzando a un microscopio elettronico a scansione, i ricercatori hanno prima attestato la presenza di strie all'interno dell'incavo e poi ne hanno verificato l'origine attraverso una serie di analisi e test. Le prove raccolte hanno così permesso di concludere che il dente era stato segnato da graffi e scheggiature, prodotte da una punta di selce di dimensioni ridotte (manufatto microlitico).

Stefano Benazzi, paleoantropologo dell'Università di Bologna e coautore dello studio, ha spiegato che «il tessuto infetto è stato rimosso attentamente dall'interno del dente, usando uno strumento piccolo e affilato». La scoperta dimostra che gli esseri umani del tardo Paleolitico «fossero consapevoli degli effetti deleteri delle carie» e che avessero quindi compreso la necessità di «intervenire con un trattamento invasivo per pulire nel profondo la cavità dentale».

Tra lo stuzzicadenti e il trapano. Fino a oggi i riscontri più antichi di interventi dentali erano collocabili in una finestra temporale a cavallo tra il Mesolitico e il Neolitico, ovvero non più di 9.000 anni fa. In particolare, un precedente ritrovamento nella zona dell'odierno Pakistan avvalorava le tesi che i primi paleodentisti scegliessero di perforare il dente malato (una forma primitiva di trapanamento).

Il lavoro di Benazzi e colleghi evidenzia però come in epoca antecedente i nostri antenati avessero già evoluto le proprie abitudini, trasformando la pratica del toothpicking (la rimozione di frammenti di cibo dai denti per mezzo di bastoncini di osso o legno) in una procedura più delicata rispetto alla perforazione, che potrebbe costituire un vero momento chiave nello sviluppo delle pratiche odontoiatriche nella storia umana.

17 luglio 2015 Davide Decaroli
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