La scoperta del fuoco, un milione di anni fa (circa), permise ai nostri antenati di cuocere i cibi, scaldarsi e tenere lontani i predatori, ma non solo. Le fiamme accese allungarono le giornate, offrendo un luogo di ritrovo e un'occasione in più per chiacchierare e tessere relazioni sociali.
Intorno a quei falò si rafforzarono le tradizioni culturali, si sviluppò l'immaginazione e si imparò a fare gruppo, come sottolinea un nuovo studio sul ruolo del fuoco nell'evoluzione umana compiuto dall'Università dello Utah e pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences.
Raccontaci una storia. Molte ricerche hanno evidenziato i cambiamenti introdotti dal fuoco nell'alimentazione e nell'anatomia umana, ma nessuno, finora, si era soffermato sul fatto che le fiamme, rischiarando e riscaldando, regalarono ai nostri antenati preziose ore di socialità in più. «C'è qualcosa nelle fiamme al buio che lega, distende, eccita le persone. La notte intorno al fuoco è da sempre un momento per legare, intrattenere, scambiarsi informazioni sociali e condividere emozioni» spiega Polly Wiessner, a capo dello studio.
Esempi viventi. Il controllo del fuoco da parte dell'Homo erectus si può far risalire a circa 1 milione di anni fa, mentre un suo uso regolare è attestato a partire da circa 400 mila anni fa. Per studiare il ruolo sociale di questo momento della giornata, i ricercatori hanno analizzato i racconti intorno al fuoco dei !Kung (il punto esclamativo indica un suono simile a un clic da emettere quando si pronuncia il loro nome), una popolazione di cacciatori raccoglitori che vive - lontano da ogni forma di tecnologia - nel Deserto del Kalahari, tra Namibia e Botswana.
Chiacchiere serali. Per i !Kung i raduni intorno ai falò funzionano come una sorta di "social network". Wiessner e colleghi hanno monitorato le conversazioni intorno al fuoco di tutti i gruppi superiori ai 5 elementi, e fino a 15 persone, che hanno ascoltato. Dalle registrazioni è emerso che questi racconti serali vertono su caccia, battaglie per il cibo, matrimoni e tradizioni prematrimoniali, omicidi, incendi, nascite, persone smarrite, interazioni con altri gruppi, inseguimenti da parte degli animali, tradimenti e litigi tra marito e moglie.
Argomenti diversi. I ricercatori hanno registrato anche campioni di conversazioni diurne: di giorno si parla più spesso di pettegolezzi e lamentele sociali (il 34% dei discorsi); di questioni economiche, come che cosa cacciare per cena (31% delle conversazioni); di racconti divertenti (16%) e, più di rado, di storie (6%). Di notte, l'81 % delle conversazioni verte su storie, e solo il 7% dei racconti è costituito da gossip e lamentele; si parla poco anche di soldi o di come mantenersi (appena il 4% dei discorsi).
andare oltre. «Le conversazioni diurne hanno molto a che fare con le attività economiche - il lavoro, la distribuzione delle risorse, la raccolta di cibo - e con le questioni di controllo sociale, come critiche e lamentele» spiega Wiessner.
«Di notte, ci si lascia andare, ci si rilassa e si cerca di divertirsi. Se ci sono stati conflitti durante il giorno, li si supera e si prova a legare. Le conversazioni notturne sono per lo più storie, o racconti su persone non presenti o che fanno parte di network pià ampi, racconti sul mondo degli spiriti e su come questo influenzi il mondo umano. Di notte si canta e si balla, un'altra prassi che crea legami».
Prerogativa umana. Le conversazioni intorno al fuoco, hanno osservato i ricercatori, contribuiscono a combinare matrimoni, creare un sistema sociale più equo, in cui si condivida il cibo e ci si aiuti a vicenda nei periodi più duri.
Di notte si balla e si cade in trance, si comunica con le anime dei defunti e si pregano gli avi per la salute di chi è malato. Si usa l'immaginazione e si allenano le capacità cognitive. Tutte caratteristiche uniche del genere umano, che ci hanno permesso di colonizzare il pianeta e «formare comunità anche lontane fisicamente, ma vicine con la mente, comunità virtuali».
E oggi? Lo studio si interroga infine - senza dare risposta - sul ruolo della luce elettrica, e per esteso dei device mobili da cui mai ci separiamo, sulle nostre attuali relazioni sociali. Luce, tablet e cellulari portano il lavoro nelle ore serali: il tempo delle relazioni diventa potenziale tempo lavorativo. Mettendo a rischio la nostra capacità di tessere reti e liberare l'immaginazione.