Alla fine dell'Età della pietra, nel villaggio di Lechtal, a sud di Augusta in Germania, vigeva una non comune (per le abitudini occidentali) organizzazione familiare: la maggioranza degli uomini era del posto, e tendeva a rimanere nel paese natale, mentre gran parte delle donne proveniva da fuori - in questo caso dalla Boemia, o dalla Germania centrale.
Questa società patrilocale (nella quale le famiglie si stabilivano nella località di residenza dello sposo), e la frequente mobilità femminile durarono per un periodo di almeno 800 anni, e furono di grande importanza per la trasmissione di conoscenze tra la fine dell'Età della pietra e l'inizio dell'Età del bronzo.
Gli scavi. Nello studio tedesco pubblicato su PNAS, sono stati esaminati i resti di 84 individui sepolti tra il 2500 e il 1650 a.C. in diversi cimiteri nella valle del Lech, un fiume affluente del Danubio tra Austria e Germania. I siti di sepoltura appartenevano a singole famiglie, e comprendevano da uno a diverse dozzine di defunti di generazioni successive.
Ricchezza. Nella linea ereditaria femminile è stata notata una grande diversità genetica, che si sarebbe verificata perché, nel corso del tempo, molte donne migrarono dall'esterno verso la valle di Lech, dove trovarono marito. L'analisi degli isotopi di stronzio nei molari delle salme ha consentito di stabilire che la maggior parte delle donne non era originaria del luogo. Ma il fatto che le donne fossero state sepolte come la popolazione nativa, sta a indicare che erano perfettamente integrate.
Scambi. Lo studio prova l'importanza della mobilità femminile nella vitalità culturale che caratterizzò l'Età del Bronzo: i viaggi delle donne e la successiva integrazione con le famiglie dei compagni permisero di acquisire informazioni su utensili, tecniche e costumi dei loro paesi di provenienza.
Ciascuno per sé. La scoperta racconta inoltre un aspetto meno trattato delle migrazioni umane: quello degli spostamenti individuali. «La mobilità individuale fu una caratteristica importante delle vite degli abitanti dell'Europa centrale anche nel terzo e all'inizio del secondo millennio a.C.» dice Philipp Stockhammer, archeologo della Ludwig-Maximilians-Universität, tra gli autori dello studio. «E sembra che almeno parte di quella che si riteneva essere stata una migrazione di gruppo, fosse in realtà basata su una forma istituzionalizzata di migrazione individuale».