Storia

Le geniali decrittatrici dimenticate dalla Storia

Hanno decifrato codici di guerra, sventato congiure naziste, sgominato bande criminali: negli ultimi 100 anni, il contributo femminile alla criptoanalisi è stato a dir poco fondamentale. Le biografie dimenticate di alcune delle più abili demolitrici di messaggi cifrati.

La memoria storica è spesso ingenerosa con il genere femminile, messo in ombra da più note e ingombranti figure di uomini. Vale per le scienziate, ma anche per i cervelloni che, prima della nascita di organismi di spionaggio ufficiali, contribuirono a decrittare i codici più complessi e fondamentali di sempre: dai messaggi cifrati dei nazisti ai segnali in codice della gang di Al Capone.

Le storie delle più abili decifratrici di codici sono riprese in un articolo pubblicato da BBC Future. Tra le più avvincenti c'è quella di Elizebeth Smith Friedman (1892-1980), pioniera della criptoanalisi negli Stati Uniti, protagonista della biografia The Woman Who Smashed Codes ("La donna che ditruggeva codici") di Jason Fagone.

Prima dell'avvento della CIA e dell'NSA, la decrittazione dei codici militari per gli Stati Uniti fu affidata alla venticinquenne Elizebeth e a quello che sarebbe diventato suo marito, William Friedman, che si ritrovarono a lavorare gomito a gomito in una villa-laboratorio dell'Illinois gestita da un eccentrico miliardario.

Elizebeth Smith con il marito William Friedman. © Wikimedia Commons

Da Shakespeare alle armi. Era il 1917 e gli USA erano appena entrati nella Prima guerra mondiale. George Fabyan, il proprietario del laboratorio di Riverbank, assunse i due per un progetto di ricerca: si trattava di dimostrare che le opere attribuite a Shakespeare erano state in realtà composte da un suo contemporaneo, il filosofo Francis Bacon, e che alcuni sonetti shakespeariani contenevano messaggi cifrati che provavano questa attribuzione.

Elizebeth aveva studiato letteratura ed era un'appassionata di Shakespeare, William aveva un dottorato in genetica, ma, soprattutto, entrambi avevano una innata abilità nel riconoscere pattern ricorrenti, essenziale per il lavoro di decrittazione. Ben presto si ritrovarono a passare dai sonetti all'analisi di codici militari spediti da Washington a Riverbank, l'unico laboratorio in grado di decodificare messaggi complessi, e di farlo per l'esercito degli Stati Uniti.

Elizebeth Smith. Lo spelling del nome è corretto: la madre non voleva che la figlia fosse chiamata con il diminutivo "Eliza". © Wikimedia Commons

Vedere l'invisibile. Fu in quel centro, catalizzatore di promettenti ricercatori, che il talento della Smith iniziò a brillare. Nella mente di Elizebeth, l'ordine apparentemente casuale delle lettere dei codici cifrati si rimescolava indicando associazioni sensate, che la giovane scriveva a matita sotto i messaggi.

La Smith iniziò a usare misure statistiche della frequenza delle lettere nelle varie lingue, per avere elementi di interpretazione in più: per esempio, poiché la E è la lettera più diffusa nell'alfabeto inglese, in una frase cifrata ad alto contenuto di F, la F poteva indicare la E. UIF (tre lettere, E finale) poteva significare THE, e così via.

Contro il crimine. Dopo la guerra, negli anni del proibizionismo, Elizebeth fu assunta dalla Marina degli Stati Uniti, dove le sue abilità di criptoanalisi servirono a monitorare il contrabbando, il traffico di droga e altri commerci illeciti.

Nel 1931, l'unità da lei comandata intercettò e decifrò centinaia di radiomessaggi che inchiodarono alcuni componenti della banda di Al Capone. Durante la Seconda guerra mondiale, Elizebeth riuscì a decodificare i messaggi di una rete di spie naziste che cercava di fomentare una rivoluzione in Sud America, con lo scopo di attaccare gli Stati Uniti.

In ottima compagnia. In quegli anni anche altre figure femminili esperte di criptoanalisi cominciavano ad emergere. L'esercito e la marina USA assoldarono migliaia di giovani donne esperte in matematica, logica e lingue straniere, che arrivarono a decifrare codici complessi, inclusi alcuni messaggi della marina giapponese. Spesso descritte come "ingranaggi" di un meccanismo collettivo, in alcuni casi si distinsero in risultati e posizioni di rilievo.

A Genevieve Grotjan, matematica del gruppo guidato da William Friedman, si deve la decrittazione, nel settembre 1940, del primo messaggio del Purple code, il sistema in codice che il Ministero degli Esteri giapponese utilizzava per scambiare messaggi con le sue ambasciate nel mondo. Ann Caracristi, in seguito prima donna vicedirettore dell'NSA, con la collega Wilma Berryman arrivò a decifrare gli ordini di battaglia giornalieri dell'esercito giapponese, e a girarli al Pentagono.

La decodifica dei codici della marina giapponese. © Jason Fagone

In Inghilterra. Al di qua dell'oceano, qualcosa di simile accadde a Bletchley Park, non lontano da Londra, attorno alla figura di Alan Turing. Oltre a Joan Clarke, collega e amica di lunga data dello scienziato britannico, tra le menti di rilievo per la decodifica di Enigma, nella stessa impresa si distinsero anche Mavis Batey e Margaret Rock, oltre a Winifred "Wendy" White - meno conosciuta, che potrebbe aver lavorato sia negli USA accanto alla Smith, sia a Bletchley Park.

Il lavoro di alcune di queste figure rimane, per questioni di genere e per la segretezza imposta dalle loro mansioni, ancora in parte dimenticato: riabilitarlo attraverso la loro corrispondenza e altri documenti storici aiuterà a riportare parità di meriti e di genere in una disciplina a lungo considerata appannaggio degli uomini.

13 ottobre 2017 Elisabetta Intini
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