Storia

L'archeologia dei non morti

Storia delle più strane precauzioni e delle sepolture anomale adottate, nei secoli, per evitare che i morti risorgessero dalle tombe.

Negli anni '80, in un sito dell'Età della Pietra di Dolní Věstonice, nella Repubblica Ceca, vennero alla luce tre corpi sepolti, in una modalità inquietante, 27 mila anni fa. Una donna con il volto sfigurato da una qualche anomalia congenita e il ventre dipinto di ocra giaceva tra un uomo interrato a pancia in giù e un altro inchiodato al suolo da uno spesso palo di legno. Le tre salme erano ricoperte da rami di abete rosso bruciati.

Per molti anni, gli storici non hanno dedicato particolare attenzione alle sepolture anomale come questa, ritenute frutto di superstizioni locali o un trattamento riservato a criminali e reietti. Ma le cose stanno cambiando, come spiega un articolo pubblicato su The Atlantic.

Un fenomeno diffuso. Studi sistematici hanno dimostrato che alcune delle modalità di inumazione osservate a Dolní Věstonice non sono affatto un caso isolato, ma trovano riscontro in molte altre aree del mondo e in diverse epoche storiche. Tanto da far nascere il sospetto che l'uomo trafitto dal bastone fosse stato impalato di proposito, e che il suo compagno fosse stato sepolto a testa in giù non solo per una questione di disprezzo.

Difficile uscire. Gli studi più recenti e completi in fatto di sepolture anomale rivelano che queste tecniche erano probabilmente usate per impedire ai defunti di uscire dalla tomba, in caso di risveglio; e che questo obiettivo si raggiungeva con un ventaglio molto ampio e fantasioso di "precauzioni" post mortem.

A partire dall'Est Europa, terra di ispirazione del Dracula di Bram Stoker. In Bulgaria sono stati documentati vari casi di scheletri inchiodati a terra dal vomere degli aratri, 700 anni fa. Recenti casi in Polonia hanno riportato alla luce scheletri sepolti con falci attorno al collo o alla vita (vedi foto in apertura).

Costretto al suolo. Ma queste macabre pratiche non conoscono confini. Scheletri sepolti sotto ingombranti pesi, come macine di mulini, anfore o enormi pietre sono stati trovati in tutta Europa, dalla Grecia dell'Età del Bronzo all'Inghilterra del Medioevo. Un'altra opzione era immobilizzare il già fermo trapassato infilandogli un mattone - o qualche altro pesante utensile - tra i denti spalancati (come nel caso del famoso Vampiro di Venezia, di cui abbiamo scritto qui).

Secondo la leggenda i vampiri "non-morti", sepolti a fianco dei cadaveri degli appestati, si nutrivano del sangue di questi ultimi per poi uscire dalla tomba e diffondere il contagio. Così gli addetti alla sepoltura inserivano un palo o un mattone nella bocca dei sospettati. Per approfondire © Ho New / Reuters

Cautela storiografica. Certo il rischio, in questi casi, è di ricorrere a chiavi di lettura postume per interpretare le sepolture di allora, o di non affrontare il fenomeno con la dovuta scientificità. Ma due ampi database su queste forme di inumazione redatti negli ultimi anni permettono di esplorare il fenomeno nella sua complessità storica e geografica.

Uno è stato compilato da Andrew Reynolds, archeologo dell'University College London, e comprende circa 25 mila sepolture dell'area anglosassone.

Una chiave di lettura. Per Reynolds, seppellire i corpi a faccia in giù impediva che questi potessero "risorgere" dalla tomba: scavando, avrebbero solo reso più profonda la propria fossa. Anche la decapitazione post-mortem (osservata piuttosto di frequente negli scavi archeologici) era un espediente per evitare che il defunto potesse tornare.

Il luogo scelto per la sepoltura era importante: con l'introduzione del Cristianesimo in Gran Bretagna, i morti "pericolosi" vennero sepolti fuori dal centro città. In caso di "risveglio", avrebbero potuto recarsi altrove, senza tornare da chi conoscevano.

scheletro di vampiro
Il "vampiro" con un paletto metallico conficcato nel petto trovato nel sito archeologico di Perperikon, in Bulgaria. Leggi la sua storia. © Nikolay Ovcharov

Convizioni trasversali. Un altro studio sistematico di Marco Milella, antropologo dell'Università di Zurigo, conferma che analoghi rituali erano osservati anche nel resto dell'Europa occidentale, tra il I e il V secolo d.C., e che il timore di morti risorti dalle loro tombe erano abbastanza pervasivo da influenzare le modalità di sepoltura. Ma da dove nascevano queste superstizioni?

Capro espiatorio. In base alla spiegazione più largamente accettata, dal panico suscitato dalle epidemie. Quando un'ondata di morte investiva una comunità, il primo contagiato era considerato responsabile della diffusione del morbo. Il suo corpo veniva allora esumato per ulteriori analisi, ma le condizioni in cui versava apparivano molto diverse da quelle in cui era stato lasciato.

Ma allora è vivo! Non più una salma fredda e rigida, ma un volto arrossato, un ventre rumoroso gonfio di gas, unghie e capelli apparentemente cresciuti e sangue che sgorgava dalla bocca: quanto bastava per pensare, in assenza di conoscenze mediche, a un risveglio post mortem.

23 maggio 2016 Elisabetta Intini
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