Un archeologo molecolare traccia la preistoria della bevanda più celebrata, il vino.
Una delle prime vendemmie in un'illustrazione rinvenuta in una tomba egizia risalente al 1.400 a.C. © Metropolitan Museum of Art (New York) |
La cantina degli egiziani. Una sofisticata lavorazione del vino avveniva già per mano degli egizi. Da tombe e palazzi che risalgono ad almeno 5.000 anni fa, gli archeologi hanno portato alla luce anfore provviste di etichette che riportavano con la massima precisione caratteristiche e provenienza del contenuto.
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Questi sigilli di garanzia fornivano anche informazioni sul nome del vino, la regione di provenienza della vite, l'anno di produzione, il titolare della primordiale azienda vinicola e addirittura un giudizio di qualità della bevanda. Ma le lancette dell'orologio enologico vanno portate ancora più indietro visto che gli stessi faraoni avrebbero importato la celebre bevanda dai loro vicini. Si pensi che nel 1996 il laboratorio dell'archeologo molecolare è riuscito a ricreare una miscela in base alle tracce di vino ritrovate in una giara risalente ad almeno 7.500 anni fa, ritrovata nell'odierno Iran. Secondo lo studioso, il Neolitico, dall'8.500 al 4000 a.C., sarebbe da considerarsi il primo periodo in cui si erano presentate le condizioni ideali per la coltivazione di una vite e il suo sfruttamento. |