Storia

La Pompei dell'Età del Bronzo è in Inghilterra

Rinvenuto a Peterborough un insediamento di 3000 anni fa perfettamente conservato nel fango. I suoi abitanti fuggirono all'improvviso a causa di un incendio. E tutto è rimasto com'era.

«Ci sembra quasi maleducazione entrare», ha rivelato Mark Knight, archeologo dell'università di Cambridge, nel commentare l'ultima scoperta del suo team: una serie di case su palafitte dell'Età del Bronzo (3500-1200 a.C.), rimaste perfettamente conservate, con il loro ricco contenuto, nelle paludi di Peterborough, nell'est dell'Inghilterra.

Oggi come allora. Un denso strato di fango ha mantenuto intatto l'insediamento, colpito da un incendio, per 3.000 anni, restituendoci una fotografia perfetta della vita dell'epoca, in cui mancano solo i padroni di casa.

Gioielli, arpioni, pugnali, grandi contenitori per il cibo, perline di vetro, tessuti, persino un fuso di rame con ancora il filo inserito: la collezione di manufatti domestici, la più ricca mai rinvenuta in Gran Bretagna, ha spinto gli archeologi a definire il nuovo sito come la "Pompei dell'Età del Bronzo", una miniera di informazioni su dieta, abbigliamento, ricchezze e stile abitativo dell'antico villaggio.

Lo zampino del meteo. Il sito è noto dal 1999, quando alcune travi di legno affiorarono da una cava di argilla vicino alla città, attraversata dal fiume Nene. Gli scavi sono iniziati nel 2006, ma sono stati approfonditi solo di recente.

Effetto sandwich. Come nel caso di Pompei, gli abitanti furono costretti ad abbandonare le case all'improvviso, non per un'eruzione vulcanica ma a causa di un incendio sulle cui origini non ci sono certezze. A testimonianza dell'urgenza dell'evacuazione, un contenitore per il cibo con tanto di cucchiaio di legno e i residui calcificati del pasto interrotto.

Il fuoco - forse il risultato di un incidente domestico, o forse appiccato da nemici - fece collassare il tetto, e l'intero edificio sprofondò nella palude, dove il fango spense l'incendio e sigillò il contenuto delle case.

Tessuti dell'Età del Bronzo ricavati da fibre vegetali. © Cambridge Archaeological Unit

Tutto com'era. Chi ci viveva non ebbe il tempo di recuperare le sue cose e fu costretto a fuggire: una fortuna per gli archeologi, che studiando gli oggetti rimasti stanno ottenendo preziose informazioni. La ricchezza di materiali trovati fa pensare a famiglie facoltose, non prive di nemici - come dimostra l'abbondanza di armi da taglio - e dalle opulente abitudini alimentari.

Carnivori. Nonostante fossero palafitte, il menu dei loro abitanti non prevedeva pesce ma carne di pecora, maiale e manzo: parte della colonna vertebrale di una mucca è stata trovata in una casa più piccola, forse una specie di macelleria.

Posizione privilegiata. L'ipotesi è che gli animali venissero allevati su uno spiazzo di terra asciutta a mezzo chilometro di distanza. E che quindi la posizione delle case sulla palude non servisse, come ritenuto finora, a procurarsi facilmente cibo, ma avesse piuttosto uno scopo di controllo del territorio, in un periodo in cui le vie d'acqua venivano sfruttate come strade.

Non finisce qui. L'insediamento promette altre scoperte interessanti: solo poche settimane fa, un cranio umano è stato scoperto sepolto nel fango, vicino alla porta di un'antica abitazione. Se sotto al collo sarà trovato anche il resto dello scheletro potrebbe trattarsi dei resti di una persona che tentava di scappare dal fuoco. Ma potrebbe anche essere lo scheletro di un antenato, o il macabro trofeo di un nemico decapitato.

13 gennaio 2016 Elisabetta Intini
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