Un'indagine ha datato le pitture rupestri rinvenute in Afghanistan, nella valle del Bamiyan. Grande sorpresa: sono realizzate ad olio, come i dipinti rinascimentali, ma molti secoli prima. Un altro primato passa dall'Occidente all'Oriente. (Andrea Porta, 7 maggio 2008)
Dopo gli italianissimi spaghetti, che si è scoperto essere nati in Cina (leggi la notizia), l'Europa deve cedere il passo all'Oriente su un altro fronte, quello dell'invenzione della pittura a olio. Tecnica comunissima in tutta l'arte occidentale del XV secolo, è in realtà ben più antica: secondo uno studio su resti archeologici rinvenuti nella valle di Bamyan (Afghanistan) la sua paternità andrebbe infatti ai popoli dell'estremo oriente.
Grazie ai talebani? Nel 2001 i talebani, allora al potere in Afghanistan, distrussero a cannonate due enormi statue del Buddha (38 e 53 metri), vecchie di 1.500 e 1.800 anni, scolpite nella roccia della valle del Bamiyan. Un'azione di difficile interpretazione, che all'epoca ha sollevato proteste da tutto il mondo e che nel 2003 ha portato l'Unesco a inserire l'intera zona archeologica di Bamiyan nella lista dei patrimoni mondiali dell'umanità. Per favorire la ricostruzione dei Buddha, ma anche per studiare alcuni reperti venuti alla luce in seguito al cannoneggiamento: dodici nicchie decorate da preziosi dipinti. Grazie a strumenti come la microspettroscopia a infrarossi e la microfluorescenza a raggi X, è stato possibile sottoporre i dipinti ad accuratissime analisi: risalgono alla metà del VII secolo e sono stati realizzati sovrapponendo strati molto sottili di pitture costituite da olii e diversi tipi di pigmenti colorati. Secondo Yoko Taniguchi, uno dei ricercatori, benché già i romani e gli egizi lo usassero in medicina e nella preparazione di prodotti cosmetici, questo è il primo esempio di impiego dell'olio in pittura.