Oggi nel mondo si parlano migliaia di lingue e dialetti diversi. E secondo un recente studio neozelandese deriverebbero tutte da un’unica lingua madre parlata in Africa 50.000 anni fa.
(Focus.it, 19 aprile 2011)
Cos’hanno in comune un russo, un cinese, un finladese, un boliviano e un italiano? Non è l’inizio di una barzelletta, ma la sintesi di un recente studio sull’evoluzione delle lingue secondo il quale gli oltre 6000 idiomi parlati oggi nel mondo deriverebbero tutti da un’unica lingua ancestrale parlata in Africa dai nostri antichi progenitori tra i 50.000 e 70.000 anni fa.
Secondo Quentin Atkinson, docente di psicologia evolutiva presso l’Università di Auckland (Nuova Zelanda) e autore della ricerca, circa 50.000 anni fa i nostri antenati africani ebbero un improvvisa evoluzione culturale e comportamentale: diedero vita alle prime forme di arte rupestre, iniziarono a costruire i primi manufatti di osso e misero a punto attrezzi da caccia relativamente sofisticati.
Secondo gli esperti questo exploit può essere attribuito alla nascita della prima forma di linguaggio complesso, elemento indispensabile alla formulazione di pensieri astratti.
Più è meglio
Atkinson ha formulato la sua tesi mutuando dalla genetica un processo noto come "effetto del fondatore" secondo il quale in una popolazione nata da un piccolo gruppo di individui fuoriusciti da un gruppo molto più grande, si assiste a una progressiva riduzione della variabilità e della complessità genetica. E quindi della ricchezza evolutiva.
Secondo lo scienziato questo modello può essere applicato ai fonemi, i suoni elementari alla base di una lingua: Atkinson ha analizzato oltre 504 lingue e dialetti parlati oggi nel mondo e ha scoperto che mentre quelli più ricchi di fonemi si trovano in Africa, quelli più poveri sono in Sud America e in alcune isole del Pacifico.
I risultati di Atkinson sono coerenti con le più recenti ipotesi secondo le quali il Continente Nero sarebbe stato la culla del genere umano sviluppatosì lì circa 200.000 anni fa. Poi, tra i 50.000 i 70.000 anni fa, un piccolo gruppo dei nostri progenitori si sarebbe spostato colonizzando il resto del mondo e dando vita alle popolazioni non africane.
E così come l’effetto del fondatore incide sulla popolazione che si separa rendendola più debole, allo stesso modo i primi uomini che hanno lasciato l’Africa hanno probabilmente dovuto pagare uno scotto notevole, in termini di complessità e diversità culturale.
Dall’Africa con furore
Secondo un’altra teoria, nota come "ipotesi multiregionale", le prime forme di uomo nate in Africa si sarebbero lentamente evolute fino alla forma moderna nelle diverse aree dell’ Europa. E allo stesso modo le lingue sarebbero nate e si sarebbero sviluppate indipendentemente una dall’altra.