Storia

La lunga notte dell'allunaggio

Milioni di italiani incollati al video per l'allunaggio nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1969. La ricostruzione di quella prima maratona televisiva, nel ricordo dei protagonisti, da Tito Stagno a Margherita Hack...

Infischiandosi delle leggi di Keplero, che regolano il moto dei corpi celesti, la notte tra il 20 e il 21 luglio 1969 fu la Terra a girare attorno alla Luna, rendendole omaggio.

Con un unico pensiero in testa (persino gli orari degli uffici pubblici furono modificati in funzione della missione Apollo 11), circa 900 milioni di persone s'incollarono alla tv. Oltre 20 milioni erano italiani.
Come l'Astolfo dell'Orlando furioso (spedito sulla Luna da Ludovico Ariosto nel '500 per ritrovare il senno dell'umanità), la passeggiata di Neil Armstrong e "Buzz" Aldrin segnò una tregua ai rancori e ai disordini di quegli anni.

Giornalisti e osservatori internazionali profetizzarono che l'allunaggio statunitense (seguito anche da Mosca, ma completamente ignorato dalla Cina) avrebbe sancito l'inizio di una collaborazione fra Usa e Urss e, forse, la fine della Guerra fredda. Si trattò di un'illusione: ma l'emozione di chi assistette a quell'evento prevalse, per qualche giorno, su ogni cosa.

Missione Artemis  - Focus 352
Con la prima missione del programma Artemis, entro tre o quattro anni l'uomo tornerà sulla Luna. Per saperne di più, leggi Luna: andata e ritorno, di Emma Gatti, su Focus 352 (febbraio 2022). © Focus

SILenzio assoluto. Dal giorno del decollo dell'Apollo 11 fu davvero come se tutto, anche in Italia, ruotasse intorno alla Luna. Nelle scuole e nei bar non si parlava d'altro e solo l'ennesima crisi di governo riusciva a sottrarre un po' di spazio alle notizie provenienti dallo Spazio. La Rai stimò che le fasi salienti della missione vennero seguite su 7 milioni di piccoli schermi. I negozi, con le vetrine rigorosamente a tema, ottennero il permesso di tenere accesa la tv anche durante l'orario di apertura e al carcere di Roma il ministero concesse 600 apparecchi in prestito. Quella dell'allunaggio fu la prima notte senza furti né rapine da 10 anni a quella parte: a Milano il centralino della polizia squillò solo 2 volte (per una lite e per un falso allarme) e a Bologna e Roma il copione non fu diverso.

Il cronista Gianni Bisiach seguì lo sbarco dietro le quinte della prima maratona televisiva della Rai (28 ore di diretta dallo studio 3 di via Teulada), condotta da Tito Stagno con i commenti di Andrea Barbato e, dal Centro spaziale della Nasa di Houston, di Ruggero Orlando.

Tito Stagno, scomparso il 1 febbraio 2022 all'età di 92 anni, è stato il telecronista Rai che ha portato gli italiani sulla Luna il 20 luglio del 1969.

Supereroi? Macchè! Secondo Bisiach la scoperta dell'America, la bomba atomica sul Giappone e la missione dell'Apollo 11 sono stati i tre fatti che hanno più inciso sulla nostra storia: «Quand'ero bambino» dice Bisiach «chiedevo spesso a mia madre per quale ragione la Luna si muovesse, e se mai ci saremmo potuti andare. L'allunaggio ruppe le nostre certezze, le nostre gabbie mentali e annullò ogni differenza fra categorie e classi sociali: in quei momenti non mi sentivo Gianni Bisiach, ma un uomo qualunque fra miliardi di uomini qualunque, troppo piccoli di fronte alla grandezza della vicenda.

L'applauso per il primo passo di Neil Armstrong fu un gesto che accomunò l'Italia e il mondo: come accade con i protagonisti di un romanzo, molti si immedesimarono in quei tre astronauti. E quando ebbi modo di intervistarli mi accorsi che non erano supereroi, ma persone normali con i limiti, le debolezze e le insicurezze di ogni uomo».

Piero Angela, allora giornalista Rai e veterano del programma Apollo (di cui seguì 6 partenze) assistette all'allunaggio da un albergo di New York. Prima era stato a Cape Canaveral per il lancio del Saturno 5. «Agli operatori che mi accompagnavano» ricorda Angela «chiesi di ignorare il lancio e di riprendere le facce del pubblico. Ciò che notai fu l'emozione, quasi fisica, che riguardava indistintamente i parenti degli astronauti quanto gli estranei. Vidi gente piangere senza ragione. Tutti, e non solo i tecnici della Nasa, erano preparati al peggio, sapendo che sarebbe bastato un nonnulla perché la situazione precipitasse. Non era un caso che quella generazione di astronauti provenisse per lo più da famiglie contadine, abituate a grandi sacrifici».

LA VERSIONE DI MARGHERITA HACK. Un'immagine pubblicata dai giornali dell'epoca ritrae l'astrofisica Margherita Hack, allora direttore dell'Osservatorio astronomico triestino, sedotta dalla partenza del razzo in una sala del Circolo della stampa del capoluogo giuliano, insieme con lo scrittore statunitense di fantascienza James Blish. «In occasione poi dell'allunaggio» ricorda la studiosa «mi trasferii a Firenze, a casa di mio padre. Lui si era sempre rifiutato di acquistare una radio o una tv. Così, per l'occasione, comprammo un apparecchio portatile. Purtroppo il segnale era pessimo e dovemmo accontentarci di voci confuse e ombre sfocate».

L'impresa, per Margherita Hack, fu più importante sotto l'aspetto umano che scientifico. «Il viaggio di Cristoforo Colombo, di cui nessuno sapeva nulla, fu probabilmente più rischioso di quello dei tre astronauti, che la Nasa seguiva istante per istante. Dal punto di vista della scienza» continua l'astrofisica «avremmo potuto ottenere risultati analoghi con un robot. Ma senz'altro la missione dimostrò ciò di cui l'uomo è capace».

QUale impatto? Anche Roberto Vacca, divulgatore e futurologo, non nasconde una punta di perplessità. «Bruciati dai sovietici dopo il successo dello Sputnik e del primo viaggio nello spazio di Gagarin, gli Usa volevano a tutti i costi raggiungere la Luna, e lo fecero rispettando le previsioni di John Kennedy, che nel 1961 aveva predetto lo sbarco entro 10 anni.

Ma ancora adesso ci chiediamo quale sia stato il vero impatto di quell'impresa. Non nego l'emozione di quella notte: fu bello sentire mio figlio, di appena due anni, accogliermi la mattina dopo lo sbarco con le parole "una omo". Eppure» conclude Vacca «credo che la comprensione del meccanismo del Dna o la scoperta delle nanotecnologie abbiano avuto e avranno un impatto decisamente superiore rispetto alla conquista della Luna».

L'Osservatore Romano, il quotidiano del Vaticano, si chiese in quelle ore convulse se questo mondo martoriato dall'odio fosse pronto "a incontrare nuove manifestazioni di vita". Altri pensarono di fare della Luna una gallina dalle uova d'oro. Il pittore riminese Nello Galli pretese dal governo Usa un risarcimento di 1,5 milioni di dollari per avergli sottratto i bozzetti del modulo lunare, esposti a Milano già nel 1966. Ma nessuno gli diede ascolto.

Più fortuna (si fa per dire) ebbe Alessandro Serafini, titolare di un'autoscuola di Subiaco (Roma), che dichiarò ai giornali di voler aprire la prima scuola per veicoli spaziali in Italia e di avere già avviato le pratiche per ottenere l'autorizzazione. «Naturalmente fu una boutade» rivela oggi Giancarlo Serafini, fratello di Alessandro. «Era un modo per farsi pubblicità. Nessuno, in famiglia, credeva veramente che un giorno avremmo potuto insegnare a guidare su altri pianeti, ma l'annuncio ci regalò qualche attimo di notorietà: a Roma ci chiamavano "quelli della Luna"».

ALTRO CHE PASSEGGIATA. La diretta televisiva della Rai in occasione dell'allunaggio fu una delle più lunghe e accurate d'Europa, con 150 ospiti in studio e continui collegamenti con l'America. Tito Stagno fu il protagonista assoluto di quella notte. «Avevo studiato alla lettera i manuali forniti dalla Nasa» ricorda il giornalista. «Ero in grado di interpretare ogni parola, codice o numero nelle comunicazioni fra gli astronauti e il centro spaziale. Condurre la trasmissione fu una passeggiata, se si escludono i 12 minuti di black out che servirono al modulo lunare per staccarsi dal modulo di comando e scendere sulla Luna. Continuavo tuttavia ad ascoltare in cuffia le comunicazioni ufficiali e quando Armstrong disse "Reached land", io annunciai "Hanno toccato"».

L'episodio è rimasto negli annali della Rai: in realtà a toccare era stata una sorta di antenna, e non il modulo vero e proprio. Ruggero Orlando, dagli Usa, reagì indispettito: "No, mancano ancora dieci metri".

E fra i due cominciò un memorabile battibecco, tra le risate e gli applausi degli ospiti in studio. «Il risultato fu che ci perdemmo lo storico annuncio dell'allunaggio, avvenuto pochi secondi più tardi» continua Stagno. «Orlando era un ottimo commentatore, ma non indossava le cuffie, perché lo infastidivano, mentre io ascoltavo le voci degli astronauti, leggevo i messaggi della Nasa e contemporaneamente raccontavo al pubblico ciò che stava accadendo. Per gli ascoltatori, ogni mia parola era oro colato».

SCARAMUCCIA. Il dibattito su quell'episodio è ancora aperto. «La ragione è chiaramente dalla parte di Orlando» dice il critico televisivo Aldo Grasso. «L'annuncio di Stagno fu un falso storico: Stagno approfittò dell'occasione e rubò la scena al collega. E oggi, per tutti, Tito Stagno è colui che annunciò l'allunaggio».
A prescindere dalla scaramuccia, secondo Grasso la maratona della Rai «introdusse un concetto completamente nuovo per la tv, ovvero l'idea che un grande evento potesse stravolgere la normale programmazione. Il baluginio delle televisioni nella notte e la portata dell'impresa furono un'emozione irripetibile. Ricordo che assistetti allo sbarco a casa di amici e anche questo, per migliaia di persone, rappresentò una novità: la consapevolezza che certi fatti andavano condivisi».

I negozi di elettrodomestici, con le vetrine zeppe di schermi accesi, furono presi d'assalto e i consumi elettrici, quella notte, fecero segnare valori record. Federico Fellini e Giulietta Masina brindarono a Fregene, Cesare Zavattini organizzò nella sua casa romana un "capodanno lunare", Eduardo De Filippo festeggiò sull'isola di Lisca, nel mare di Positano.

Il sociologo Domenico De Masi seguì la diretta con la moglie, che da lì a poco avrebbe partorito. «La Luna, fino a quel momento, era stata un fenomeno letterario: all'improvviso divenne un fatto reale. Seguire in tv le fasi della conquista, potendo al tempo stesso vedere la Luna dalla finestra di casa propria, fu come avere il teatro di Vienna in giardino e osservarne il palco dal piccolo schermo» dice De Masi. «Niente di simile era mai successo prima, figurarsi in mondovisione. In compenso la Luna, di cui vennero diffuse mappe e dati tecnici, perse un po' del proprio mistero».

Poeti e polemisti. Nello studio Rai di via Teulada si alternarono scienziati, scrittori, registi e attori. Il poeta Alfonso Gatto sperò di vedere sul Mare della Tranquillità una barca con a bordo sua madre e le persone scomparse alle quali aveva voluto bene; il regista Michelangelo Antonioni rivelò che il governo Usa gli aveva offerto di girare un film sulla missione Apollo, ma il progetto non aveva avuto seguito.

E se lo scrittore Pier Paolo Pasolini si dichiarò orgogliosamente lontano "da quell'operazione enfatica e fastidiosa", in Italia, tra l'eccitazione e l'ansia del momento, vennero al mondo decine di Mariluna, Apollo, Luna, Selenita e persino Collins (come l'astronauta che pilotava il modulo di comando).

Tra gli ospiti di Tito Stagno c'era anche lo scrittore Alberto Bevilacqua. «Rimasi per 7 ore in Rai senza rendermene conto, tanto era il fermento» racconta. «Eravamo sulla Luna, quella che i poeti di ogni tempo avevano cantato. Eppure la camminata sulla Luna era già stata immaginata dalla fantasia dell'Ariosto e questo, forse, rendeva quel fatto ancora più suggestivo e straordinario». Quasi che la Terra, per una volta, avesse davvero danzato intorno alla Luna.

------------------

Di Michele Scozzai con la collaborazione di Geoffrey Pizzorni.

21 luglio 2017
Ora in Edicola
Scopri il mondo Focus. Ogni mese in edicola potrai scegliere la rivista che più di appassiona. Focus il magazine di divulgazione scientifica più letto in Italia, Focus Storia per conoscere la storia in modo nuovo ed avvincente e Focus Domande & Risposte per chi ama l'intrattenimento curioso e intelligente.

Nel nuovo numero di Focus Storia esploriamo l’affascinante mondo dell’antico Egitto. Partendo da un’intervista al direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco, celebriamo i 200 anni di storia del primo museo al mondo dedicato agli Egizi. Raccontiamo poi le collezioni che hanno attraversato il tempo e le straordinarie scoperte di Schiaparelli, l’archeologo che trasformò il museo torinese.

L’articolo "Geniale Champollion" ripercorre le intuizioni del linguista che decifrò i geroglifici, mentre in "Egittologia made in Italy" celebriamo i pionieri italiani della disciplina. Concludiamo questa sezione con "Salvate Abu Simbel", che narra il salvataggio dei maestosi templi minacciati dalle acque.

 

Non mancano gli approfondimenti storici:

  • Alla gogna: il processo a Oscar Wilde, che pagò caro il suo anticonformismo.
  • Carabinieri a Creta: una missione di pace italiana nel cuore del Mediterraneo.
  • La favola di Natale: la commovente storia di Giovannino Guareschi, che trovò la speranza in un lager nazista.

 

ABBONATI A 29,90€

In questo numero di Focus, puntiamo i riflettori su un tema cruciale: la prevenzione. Attraverso il dossier  esploriamo come scienza, tecnologia e medicina stanno rivoluzionando il nostro approccio alla salute e al benessere.

Un viaggio tra scoperte e innovazioni per vivere meglio e più a lungo. Dalla prevenzione delle malattie cardiovascolari alle ultime tecniche per diagnosticare precocemente il cancro, fino all'importanza della salute mentale e alle nuove frontiere della nutrizione.

Raccontiamo inoltre la scoperta di Lucy, il fossile che ha riscritto la nostra storia evolutiva, e immaginiamo cosa sarebbe accaduto se Costantino non avesse legalizzato il Cristianesimo. Scopriamo anche perché "avere la testa tra le nuvole" è fondamentale per il cervello e sveliamo le forme morbide della natura, quelle curve nascoste che definiscono il mondo vivente.

ABBONATI A 31,90€
Follow us