Che cosa vuol dire portare la guerra nel deserto? Significa combattere senza punti di riferimento, con il paesaggio sempre uguale, su un terreno difficile e implacabile.
Quando il conflitto si sposta nel luogo estremo per eccellenza la guerra diventa il racconto di imprese leggendarie, dall'armata perduta di Cambise alla lunga marcia di Alessandro Magno, dalla battaglia di Carre tra Roma e i Parti alla sconfitta dei Crociati sui corni di Hattin a opera del Saladino. Ma soprattutto diventa il resoconto di operazioni a metà tra incoscienza e avventura, come i raid nordafricani del Long Range Desert Group e dei Sas.
E poi diventa epica del coraggio, quella del lungo confronto bellico tra Rommel e gli inglesi nelle più imponenti battaglie di carri combattute sul suolo africano. E finisce con la cronaca dettagliata di Desert Storm, dove i tank Abrams annientano le forze del raìs.
Tutti ricordano El Alamein, ma pochi hanno sentito parlare di episodi bellici come “73 Easting”, “Phase Line Bullet” o Alcazarquivir. Eppure hanno molto in comune con l’epopea nordafricana della Seconda guerra mondiale. Le truppe cammellate dell'antica Roma, per esempio, non sono poi così distanti dai raider britannici con la kefiah in testa.
Nelle battaglie che vi raccontiamo nel nuovo numero di Focus Storia Wars hanno contato la determinazione dei contendenti, l’abilità tattica dei generali, la sorte disperata degli sconfitti. E soprattutto un campo di battaglia impietoso: il deserto. Buona lettura.