Un'esecuzione studiata a tavolino e camuffata con trucchi post mortem: la cronaca della morte violenta di Ramses III, faraone della XX Dinastia egizia (sul trono dal 1186 al 1155 a.C.) si arricchisce di alcuni macabri dettagli.
Delitto perfetto. Già nel 2012 la tomografia computerizzata della mummia aveva svelato tagli sulla trachea e sull'esofago del re, avvalorando l'ipotesi che il sovrano fosse stato ucciso per una congiura familiare, come testimoniato da antiche fonti. Ora i dettagli contenuti in un libro dell'egittologo Zahi Hawass e del radiologo dell'Università del Cairo Sahar Saleem raccontano una fine ancora più drammatica, con il faraone accoltellato contemporaneamente da più assassini e persino mutilato da un'ascia.
Senza un "ditone". Nelle ultime analisi compiute sulla mummia, parte dell'alluce appare amputata e con una ferita non rimarginata, segno il taglio avvenne al momento della morte. Gli imbalsamatori sostituirono il dito mancante con una protesi post mortem di lino e resina, talmente ben fatta che i primi tentativi di rimuoverla e sbendarla nel 1800 andarono a vuoto.
Doppia aggressione. La forma della frattura al piede fa pensare a un attacco frontale con un'ascia o una spada, in ogni caso a un'arma diversa da quella - sottile e appuntita - che causò le ferite alla gola. I tagli al collo furono inferti invece da qualcuno che sorprese il re alle spalle, colpendolo con un coltello. Dilaniata e mutilata, la salma subì una sorta di make-up ricostruttivo in fase di mummificazione. Le ferite furono coperte con bende disposte ad hoc e il corpo ricomposto per il viaggio nell'aldilà.
sete di potere. Mandante del delitto, come raccontato nel Papiro della congiura dell'harem conservato al Museo Egizio di Torino, sarebbe stata la regina Tiye, dell'harem di Ramses III, che eliminando il faraone avrebbe favorito l'ascesa al trono del figlio Pentawer. I resti mummificati di quest'ultimo fanno pensare che l'uomo si sia o sia stato impiccato, forse perché accusato dell'omicidio del sovrano.