Un team multidisciplinare di ricercatori ha completato la prima parte di uno studio sui resti di una sepoltura rinvenuta nel 2006 nei pressi dell'Ospitale di San Nicolao di Pietra Colice (Genova). La ricerca, pubblicata su Antropological Science, sembra fornire nuove indicazioni su quando e come la Morte Nera sia arrivata a Genova e si sia poi diffusa in parte della nostra penisola (e forse nel resto d'Europa).
La prima pandemia. La Repubblica di Genova del XIV secolo era potente e florida, ma verso la metà del 1300 la città fu colpita da un nemico subdolo e invisibile arrivato dal mare: la peste. Tra il 1348 e il 1353 l'epidemia si diffuse in tutta Europa causando, a seconda delle fonti, tra 25 e 50 milioni di morti solo in questo continente- mentre imperversava anche in Asia e in Medio Oriente.
Tra i resti di alcune sepolture del XIV secolo i ricercatori hanno individuato 4 corpi: due bambini di 12 e 3 anni, una donna e un feto. Per questi due si tratterebbe di un caso di espulsione fetale post mortem: un evento raro (e raccapricciante) causato dalla pressione dei gas all'interno del corpo in decomposizione.
La datazione della sepoltura coincide col periodo dell'epidemia, perciò i ricercatori ne hanno cercato le tracce nei resti: le analisi hanno infatti confermato la presenza dell'antigene F1 di Yersinia pestis (il batterio che causa la peste) nel corpo della donna, del feto e nell'individuo dodicenne. È la prima evidenza scientifica rinvenuta di infezione da Y. pestis nella Repubblica di Genova del XIV secolo.
«Il luogo della sepoltura è un elemento chiave della storia», afferma Raffaella Bianucci, bioantropologa alla Medical School dell'università di Warwick (UK) e della sezione di medicina legale dell'Università di Torino. «L'Ospitale, sul Monte Bracco, era usato come luogo di riposo da commercianti e pellegrini. Era una tappa obbligata nel percorso della Via Francigena che si diramava tra le attuali Liguria, Toscana ed Emilia».
La prima ondata dell'epidemia arrivò con le galee nel porto di Genova: dalla zona portuale si diffuse in città e poi nell'entroterra. Lo studio, assicura Bianucci, proseguirà impiegando anche tecniche di sequenziamento genomico: «quando avremo le analisi del Dna potremo confrontare il ceppo della malattia con quello di altri focolai che hanno colpito nello stesso periodo città come Londra e Marsiglia», e lo studio delle mutazioni racconterà esattamente il percorso del batterio attraverso l'Europa di quel periodo.