I coniugi tedeschi Simon in gita sul ghiacciaio alpino del Similaun, giunti a 3200 metri di quota, trovano il corpo di un uomo sulla quarantina con il suo equipaggiamento da montagna. Il buono stato di conservazione fece pensare lì per lì a un cadavere relativamente recente, al massimo a un soldato della prima guerra mondiale.
In realtà il cadavere era di un uomo vissuto cinquemila anni fa e mummificato: il gelo aveva conservato intatte l’ossatura e la pelle del cacciatore, soprannominato dagli studiosi Oetzi. Con lui furono ritrovati un cappello di pelle d’orso, un paio di scarpe di cuoio, uno zaino di legno con un’ascia di rame dentro, un pugnale di pietra e un arco con le frecce.
Il ritrovamento ha permesso di conoscere particolari finora ignoti della vita quotidiana degli abitanti delle Alpi nell’età del Rame. Per esempio sono stati scoperti nella zona lombare tatuaggi a forma di linee e di croci. Probabilmente si tratta di “tatuaggi terapeutici”: con l’inserimento di erbe medicinali in piccole incisioni fatte sulla pelle sembra infatti che alcune tribù curassero l’artrosi.
Oggi Oetzi è conservato in una cella frigorifera del museo archeologico di Bolzano a una temperatura di - 6 °C.
Lo si può vedere attraverso una finestrella.
Nella foto, Il ritrovamento di Oetzi. © Museo Archeologico dell’Alto Adige.