Un popolo che visse e prosperò nella valle del Nilo, accanto agli egizi, i kush, ha lasciato alla storia poco o nulla. A parte un grande centro per la lavorazione dell'oro, forse il più grande dell'antichità, che si trova dentro a quello che diventerà il bacino del Merowe, una diga faraonica che dovrebbe entrare in funzione nel 2008. E per gli archeologi di tutto il mondo è una corsa contro il tempo, per fare luce su un ritrovamento che cambia la mappa economica di due millenni di storia.
Dettaglio di un papiro conservato al Museo egizio di Torino: mappa delle miniere d'oro della Nubia, probabilmente disegnata attorno al 1150 a.C. Spiccano due grandi "arterie stradali" che attraversano una regione montuosa. |
È iniziata una corsa all'oro, ma contro un avversario invincibile, il tempo: i protagonisti sono gli archeologi dell'Università di Chicago, che hanno scoperto un centro per la lavorazione dell'oro a Hosh el-Geruf, a 350 chilometri da Kartoum, l'attuale capitale del Sudan. Il ritrovamento getta nuova luce sull'antico regno dei kush, vicini degli egizi, che si espansero, dal 2100 a.C., nella regione della Nubia (a sud dell'Egitto) e di cui fino ad oggi si sa relativamente poco. La scoperta potrebbe anche essere l'ultima del suo genere: tempo un anno e l'area degli scavi verrà inondata e la diga del Merowe formerà un lago di 160 km.
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Del regno di kush, la prima civilizzazione urbana nell'Africa sub-sahariana, fino ad oggi ci è stato tramandato ben poco: i kush, a differenza dei loro vicini, non hanno lasciato tracce architettoniche rilevanti né un sistema di scrittura né grandi centri urbani. Civiltà fiorente, a detta degli egizi, da cui arriva il poco che sappiamo dei kush. Anche perché di origine kushita fu la XXV dinastia (i faraoni neri), che governò sull'Egitto dal 762 a.C. Adesso, scoprire che questo popolo dedicava molte risorse alla lavorazione dell'oro potrebbe aggiungere un tassello alla conoscenza della sua organizzazione economica. E soprattutto sulla sua reale estensione territoriale: il centro di produzione dell'oro si trova infatti in prossimità della quarta cateratta del Nilo, dove nessuno pensava che i kush fossero arrivati.
Gli ultimi giorni dei kush
«Ma ora il tempo sta davvero finendo», ha spiegato alla stampa un portavoce del British Museum. «L'acqua non è ancora arrivata, ma il governo sudanese ha già iniziato a far evacuare le popolazioni locali». Al lavoro in questi ultimi anni si sono succeduti undici team di archeologi, provenienti da nazioni diverse, determinati a portare alla luce quante più informazioni possibili prima che la diga cancelli tutto. Una sorta di gara di salvataggio che ad oggi vede al primo posto l'Università di Chicago, con la squadra della docente di archeologia Geoff Emberling, autrice della scoperta del centro orafo, dopo aver portato alla luce 55 grandi pietre di quelle che nell'antichità venivano usate per levigare l'oro, più altre a forma di martello e un cimitero con i resti di circa 90 persone che vi erano state seppellite durante i 400 anni di attività del centro.
(Notizia aggiornata al 26 giugno 2007)