Un articolo del British Medical Journal ha riportato alla memoria l'incredibile storia di un chirurgo sovietico che si operò da solo di appendicectomia. (Federico De Palo, 3 febbraio 2010)
Leonid Ivanovich Rogozov aveva 27 anni quando nel 1961 venne aggregato come medico ad una spedizione di esplorazione dell'Antartico. Il gruppo, sbarcato in dicembre, per febbraio 1962 era riuscito a costruire la base Novolazarevskaya, poco prima che il durissimo inverno polare rendesse completamente impossibile il lavoro. Fino alla primavera le condizioni climatiche avrebbero isolato la spedizione dal resto del mondo e fu proprio in quel periodo che Rogozov si ammalò di appendicite.
Fatta la diagnosi, si curò per qualche tempo con antibiotici e applicazioni fredde ma le sue condizioni andarono peggiorando velocemente (febbre, vomito). A fine aprile il chirurgo si rese conto che, senza un intervento, sarebbe andato incontro a morte sicura: c'era il rischio di perforazione del tratto gastro-intestinale.
Chi fa da sé. Prese così la decisione di operarsi da solo, con tre membri della spedizione (un meteorologo, un meccanico e il direttore della base) addetti ad assisterlo durante l'intervento (sterilizzazione, iniezioni, ferri, lampade). In posizione semiseduta Rogozov si aiutò con uno specchio retto da uno degli improvvisati infermieri ma, per lavorare in profondità, dovette ricorrere principalmente al tatto, motivo per cui non ricorse ai guanti.
45 minuti da paura. L'operazione durò un'ora e 45 drammatici minuti, ogni 4-5 minuti il chirurgo doveva interrompersi qualche secondo per riprendersi dai giramenti e dal senso di debolezza incalzante. Ad un certo punto, per errore, Rogozov lesionò l'intestino cieco e dovette suturarlo ma alla fine riuscì a tagliare con successo l'appendice gravemente lesionata. Come scrisse nel suo diario, notò “con orrore che alla sua base c'era una macchia scura. Ciò significa che solo un altro giorno e sarebbe scoppiata e...”. E lui sarebbe morto.
Ma non andò così: il suo coraggio e la sua abilità gli salvarono la vita (già due settimane dopo l'intervento si era ripreso ed era tornato al lavoro ordinario alla base). Nel maggio 1962 Rogozov fece ritorno a Leningrado dove proseguì la promettente carriera di chirurgo e dove morì solo nel 2000, quasi 40 anni dopo l'incredibile intervento.