Storia

In una grotta il dialogo tra Vecchio e Nuovo Mondo

I graffiti ritrovati sulle pareti di una grotta di un'isola caraibica fanno pensare a uno scambio pacifico di interazioni religiose tra europei e popolazioni pre-ispaniche.

La narrazione sull'arrivo dei coloni europei nelle Americhe è ricca di episodi di persecuzioni ai danni delle popolazioni indigene, anche con un'imposizione del Cristianesimo che definire rigida suonerebbe eufemistico.

Una voce fuori dal coro. Ma in una grotta di Mona, un'isola dell'arcipelago di Porto Rico, sono state rinvenute espressioni religiose che raccontano un'interazione diversa, più pacifica e rispettosa, basata sulla condivisione di idee e sulla reciproca curiosità. La scoperta degli archeologi del British Museum e dell'università di Leicester, con il supporto della National Geographic Society, è raccontata sulla rivista Antiquity.

Tele al coperto. Dal 2013 a oggi, i ricercatori hanno esplorato 70 sistemi di caverne sull'isola disabitata a 66 km da Porto Rico, esplorata da Colombo e i suoi uomini durante il secondo viaggio nel Nuovo Mondo, nel 1494. In più di 20 caverne sono state trovate tracce di arte indigena, con simboli geometrici, figure umane e di animali e richiami alla spiritualità pre-ispanica disegnati con le dita direttamente sulle pareti e sulle volte.

Contaminazioni. Molti disegni si sovrappongono, a testimonianza di più visite ripetute, in caverne che rappresentano le fonti principali di acqua dolce dell'isola, e che pertanto erano investite di un forte significato sacrale. In una di queste grotte gli archeologi hanno trovato una traccia ancora più sorprendente: nomi e frasi in spagnolo, espressioni in latino, abbreviazioni del nome di Cristo e una serie di croci, incisi sulle rocce con un oggetto appuntito.

Un ricercatore davanti ai graffiti dei coloni. © British Museum

Chiara attribuzione. Per i ricercatori sono riconducibili ai primi europei che arrivarono sull'isola a fine Quattrocento. In alcuni casi, si trovano nomi di coloni e date di metà Cinquecento. Un nome in particolare punta dritto a un europeo, quello di Francisco Alegre, spagnolo che arrivò nelle "Indie occidentali" intorno al 1530.

Scambio pacifico. L'accostamento di questi graffiti a quelli pre-ispanici, il fatto che manchino segni di cancellature o di conflitto evidente, e che i conquistadores avessero bisogno dell'aiuto dei nativi per raggiungere le grotte poco illuminate, fanno pensare più a un confronto, che a un conflitto religioso. Un dialogo costruttivo rimasto confinato nelle caverne di Mona.

26 luglio 2016 Elisabetta Intini
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