Storia

In Iraq la città perduta di Alessandro Magno

Dopo oltre 2300 anni anni dalla sua fondazione, Qalatga Darband inizia a tornare alla luce: l'avamposto macedone riscoperto grazie a droni ed ex satelliti sovietici.

Dopo oltre due millenni trascorsi sotto la sabbia, un antico insediamento fortificato dell'epoca di Alessandro Magno sta venendo alla luce in Iraq.

Complice una finestra di relativa quiete in un'area martoriata dai conflitti, gli archeologi del British Museum sono finalmente riusciti a dedicarsi ai resti di Qalatga Darband, una città fortezza affacciata su un fiume della provincia di Sulaimaniya, nel Kurdistan iracheno.

Punto di passaggio. L'esatto anno di fondazione dell'avamposto non è noto, ma si pensa che la sua prima pietra sia stata posata attorno al 331 a.C., lungo la strada da poco percorsa da Alessandro Magno all'inseguimento del re persiano Dario III, battuto nella storica Battaglia di Gaugamela (nei pressi dell'odierna Mosul, in quella che un tempo era la Mesopotamia).

L'ipotesi è che la Qalatga Darband, il cui nome in curdo significa "castello del valico montano", servisse da città di passaggio per i soldati e i mercanti in transito tra Iraq e Iran.

La città di Qalatga Darband. © British Museum

Beni preziosi. Lo studio è stato finanziato dall'Iraq Emergency Heritage Management Training Scheme, un programma sostenuto dal governo britannico e guidato dall'archeologo John MacGinnis per aiutare gli studiosi iracheni a identificare i tesori inestimabili minacciati dall'ISIS.

I primi reperti. Gli scavi finora hanno riportato alla luce vari resti di edifici, mura fortificate alcune presse in pietra che dovevano servire nella produzione di olio o vino per i militari assetati. Sono state trovate anche tegole di tetti, una statua di Persefone (divinità greca sposa di Ade, legata all'agricoltura e alle stagioni) e una di Adone, una figura connessa alla rinascita, alla fioritura e alla fertilità.

La città di Qalatga Darband è il triangolino verde alla sinistra del ponte. Si trova sulle rive del lago Dokan, formatosi nel 1959 dopo la costruzione di una diga sul fiume Piccolo Zab (un affluente del Tigri).

Un aiuto dai droni. I sospetti della presenza di un'antica città nel territorio risalgono agli anni '90, quando furono declassificate le immagini dell'area acquisite da satelliti sovietici durante la Guerra Fredda. I vari conflitti hanno impedito a lungo di esaminare da vicino, finché dopo la caduta di Saddam Hussein è stato possibile osservare la provincia con i droni.

Le rilevazioni aeree hanno evidenziato irregolarità nelle coltivazioni di grano: una differenza di crescita che denunciava la presenza di mura nel sottosuolo. La più recente ritirata dell'ISIS ha permesso di approfondire gli scavi, che dureranno almeno fino al 2020.

27 settembre 2017 Elisabetta Intini
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