Storia

Quanti sono gli imperatori romani morti nel loro letto?

Morire nel proprio letto tra gli imperatori romani era considerato un lusso. In pochissimi ci sono riusciti. Molti più gli imperatori assassinati, avvelenati o costretti al suicidio.
 

Se consideriamo come anno di inizio dell’impero il 27 a.C., l’anno in cui Ottaviano Augusto fu nominato primo imperatore, e come fine la caduta dell’Impero d'Occidente nel 476 d.C., sul trono di Roma si sono susseguiti 105 imperatori. Di questi circa il 70% sono morti assassinati, avvelenati o suicidi: pochi insomma hanno avuto la fortuna di morire nel proprio letto.

La cosa non stupisce. Se la storia di Giulio Cesare insegna qualcosa infatti è che a Roma cospirazioni, complotti e soprusi sono sempre stati all’ordine del giorno. E più ci si avvicinava alle ville dei potenti, più il rischio di fare una brutta fine, aumentava.

DINASTIE SFORTUNATE. La palma di dinastia più sfortunata dell’impero va ai Severi: ben quattro dei cinque loro imperatori furono ammazzati. E solo il fondatore, Settimio Severo, morì di morte naturale.

Alla dinastia Giulio Claudia, la prima a comandare su Roma, non è andata meglio: tre su cinque imperatori ammazzati. Claudio fu avvelenato dalla moglie Agrippina si dice con un piatto di funghi tossici (siccome la cena non bastò a ucciderlo, si premurò che il medico Senofonte gli servisse subito un’altra dose di veleno, che fu letale); Nerone fu costretto a suicidarsi a soli 31 anni; e Caligola venne ucciso dai pretoriani a 29 anni. La sua morte fu tremenda: assalito da due tribuni, fu colpito una prima volta, ma caduto a terra ebbe il torto di dire: "Sono ancora vivo". A quel punto gli assassini lo finirono con 30 colpi di spada e pugnale.

Finiti bene e male. A sinistra, Vespasiano: già malato, morì di congestione dopo aver bevuto acqua gelata. A destra, Domiziano: dopo l'omicidio fu condannato alla damnatio memoriae e tutte le sue effigi scomparvero dall'impero.

IL DANNATO. Ancora peggio, ammesso che si possa fare una classifica delle morti peggiori, andò all'ultimo imperatore della dinastia Flavia, Domiziano.

Il sovrano comandò su Roma per ben 15 anni. Nell’ultimo periodo assunse però atteggiamenti sempre più dispotici, giungendo a autoproclamarsi dominus et deus (signore e dio). La cosa indispettì i membri del senato e i pretoriani. E siccome i parenti sono sempre un po’ serpenti, anche membri della sua stessa famiglia si unirono ai complottisti, cospirando contro di lui. Fu ucciso da otto pugnalate mentre era seduto alla sua scrivania.

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A morte avvenuta il Senato lo dichiarò hostis publicus (nemico pubblico) e ne decretò la damnatio memoriae, la completa distruzione delle sue immagini.

Diversa ancora la storia di Commodo, figlio degenere di Marco Aurelio (uno dei più grandi sovrani di Roma), che amava mettersi in mostra durante i giochi gladiatori: ordinava che venissero gettati nell’arena gli storpi, i gobbi e i menomati, per poi avere facilmente la meglio su di loro.

Nel 192 d.C. annunciò che il primo giorno dell’anno si sarebbe presentato al popolo in veste di gladiatore. La sua concubina Marcia Demetriade e il prefetto Emilio Leto decisero allora di accelerare la congiura che stavano ordendo da tempo: su loro ordine, il 31 dicembre, l’atleta Narcisso (con il quale Commodo usava allenarsi) lo strangolò.

Teste sui pali. Altrettanto tragica la storia di Massimino Trace (173-238). Altissimo (oltre i 2 metri) e paranoico (non fidandosi di nessuno, uccise decine di amici, consulenti e benefattori) pensava di farsi apprezzare dal popolo con le conquiste territoriali. E invase la Germania, la Sarmazia e la Dacia (Balcani), al prezzo di gravi perdite. Al malcontento romano reagì marciando sulla città, ma le truppe erano tanto esauste che in molti disertarono o si rivoltarono contro di lui. Massimino fu assassinato e la sua testa infissa a un palo ed esposta. Per la gioia dei romani.

I FORTUNATI (?). Fortunatamente non a tutti andò così male. Adriano, così come Traiano e Augusto, morirono per esempio di morte naturale.

Sul suo successore Tiberio invece la questione è controversa: stando al racconto di Tacito infatti l’imperatore cadde in preda al delirio e fu creduto morto.

A quel punto venne nominato come suo successore, Caligola, ma durante i festeggiamenti Tiberio inaspettatamente si riprese: per evitare problemi a si ordinò che fosse soffocato tra le coperte. Finendo così per allungare la già lunga lista degli imperatori morti ammazzati.

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