Omero aveva ragione? Ce l'ha raccontata giusta? In molti se lo sono chiesti e la risposta è ancora dibattutta... Però oggi possiamo dire che molto di ciò che è narrato nell'Iliade, la storia dell'assedio e della caduta della città di Troia, è frutto della fantasia. Anche se qualcosa di vero c'è.
La fine di un'epoca. La caduta di Troia, per esempio, è Storia: accadde nella tarda età del bronzo (1300-1200 a.C.), quando il sistema politico ed economico nel Mediterraneo si stava trasformando e tensioni, migrazioni di massa e guerre intestine inaugurarono l'inizio dell'età del ferro.
Il passaggio non fu indolore. Molte città ricche, come Troia, Micene e Tirinto, furono distrutte e abbandonate, e se ne parlò per secoli. Lo stesso Omero (o chi per lui, visto che c'è chi dubita che sia davvero esistito) a 400 anni di distanza raccontò la fine di una di quelle potenze.
La città commerciale. Secondo gli archeologi Troia sorgeva non lontano dalla moderna Canakkale (Gallipoli), in Turchia, alla foce dello stretto dei Dardarnelli. Era popolosa (circa 10.000 abitanti) e ricca: gli antichi Greci la chiamavano Ἴλιος o Ilios, mentre per gli Ittiti, il popolo di guerrieri che la controllava, era Wilusa. Per entrambi, dominarla era strategico per gestire i commerci tra il Mediterraneo e il Mar Nero.
Sempre in guerra. Nessuna evidenza storica conferma però che Wilusa cadde per mano dei Micenei, come racconta Omero. Non furono insomma gli Achei capeggiati da Agamennone (figlio del re di Micene) a distruggerla.
Le scoperte archeologiche dell'ultimo secolo hanno però confermato l'esistenza a Troia di un complesso sistema politico, simile a quello descritto da Omero. Secondo alcuni testi scoperti nella capitale ittita (Hattusha), Wilusa era una città potente, governata dal re Alaksandu - che potrebbe forse corrispondere al principe troiano Paride, il cui nome di nascita, secondo Omero, era Alessandro). In decenni di scavi sono inoltre stati scoperti scheletri, punte di frecce e tracce di distruzione che indicano un epilogo violento per la città e i suoi abitanti, probabilmente l'ennesima guerra.
Non è colpa di una donna... A scatenare l'ultima guerra di Ilio non fu una donna di nome Elena, moglie del re di Sparta, Menelao, e rapita dal troiano Paride. Gli archivi ittiti raccontano invece che i greci avrebbero condotto una serie di campagne militari nella Turchia occidentale, con incursioni e rapimenti di massa di persone vendute poi come schiave.
Questo provocò inevitabili tensioni, probabilmente anche una guerra, che parrebbe confermata da un documento che allude a un trattato di pace siglato intorno al 1200 a.C. tra Greci e Ittiti riguardante proprio la città di Troia.
Il Cavallo di Troia. Alcuni dei fatti raccontati nel poema potrebbero essere stati romanzati o semplicemente fraintesi. Da sempre è dibattuto il mito del cavallo di Troia, l'inganno usato dagli Achei per espugnare la città.
Nel 2016 un archeologo navale dell'Università di Aix-en-Provence e Marsiglia, Francesco Tiboni, rivelò in uno studio che potrebbe essersi trattato di un tipo di nave fenicia molto diffusa a quei tempi, chiamata hippos (cavallo) per via della polena ornata da una testa equina. Da qui sarebbe nato il mito o addirittura l'equivoco dei traduttori.
Quanti anni in trincea? Anche la durata di quella sanguinosa campagna militare è oggetto di discussione. Nell'Iliade si dice che, tra alti e bassi, l'assedio durò dieci anni. Per alcuni studiosi, però, potrebbe essere durata anche molto di più, probabilmente coinvolgendo diverse generazioni, tanto da lasciare una grande impronta nel loro immaginario.
Difficile infine dire se almeno alcuni degli eroi di cui l'Iliade racconta le imprese siano esistiti veramente. Nel 2010 però il professor Atanasio Papadopoulos, dell'università di Ioannina, fece una rivelazione: disse che lui e la sua equipe di archeologi, che da 16 anni conducevano scavi nel nord di Itaca, avevano trovato i resti di ciò che ritenevano essere la reggia di Ulisse, lasciando così intendere che alcuni dei protagonisti dei poemi omerici siano reali.
Non è escluso che nuovi scavi svelino altri dettagli importanti, ma oggi posiamo dire ben poco di più. La cosa su cui però tutti convengono è il grande e profondo valore di quei poemi, al punto che persino Giacomo Leopardi si trovò a commentare che "tutto si è perfezionato da Omero in poi, ma non la poesia".