Storia

Il "sacco di Fiume": le città istriane depredate per abbellire il Vittoriale di Gabriele D'Annunzio

Dopo la presa di Fiume, durante i 500 giorni della "Reggenza del Carnaro", Gabriele D'Annunzio fece razziare importanti resti archeologici delle città istriane.

Il 12 settembre 1919 Gabriele D'Annunzio entrò a Fiume con 2.500 legionari, assumendo il comando della città irredenta, di cui fu proclamata l'annessione all'Italia. Il Vate instaurò la cosiddetta "Reggenza del Carnaro", un regime per metà dittatoriale e per metà anarchico, che durò circa 500 giorni, fino al "Natale di sangue" del 1920, quando D'Annunzio, osteggiato dal governo italiano fu costretto a cedere i poteri e ad abbandonare la città.

Esperimento culturale all'avanguardia? L'avventura fiumana rappresentò un laboratorio politico e culturale, soprattutto perché anticipò tematiche che nel secondo '900 sarebbero divenute attuali, come la modernizzazione dei costumi, anche sessuali. A Fiume, si compì infatti la cosiddetta "festa della rivoluzione", un grande carnevale libertario e libertino, caratterizzato da orge, anche omosessuali, e dal consumo di droga.

Destinazione Vittoriale. Ma la reggenza del Carnaro fu anche altro: servì a Gabriele D'annunzio per fare razzia di opere d'arte nelle città istriane. Regista occulto del sacco compiuto nelle città redente (Gorizia, Pola, Fiume) fu il generale Giuseppe Vaccari, che dal 1921 al 1923 era capo di Stato maggiore dell'esercito. Una depredazione di reperti archeologici e di importanti testimonianze culturali che finirono nelle mani di D'Annunzio.

Molti degli oggetti, per esempio un leone di San Marco sottratto sull'isola di Arbe e un pugnale offerto in dono dalle donne fiumane, finirono ad arricchire il repertorio di memorie patrie raccolte al Vittoriale. La razzia di cimeli e pezzi storici pregiati aveva lo scopo di documentare l'italianità delle terre istriane, che al termine della Grande guerra erano passate sotto la sovranità della Penisola.

Progetti "ambiziosi". Nell'ottobre del 1925, Vaccari organizzò un carro ferroviario per il trasporto dei materiali da Trieste a Desenzano, da dove proseguirono fino a Gardone. L'arrivo del carico fu accolto al Vittoriale con 11 colpi di cannone. Il poeta avrebbe desiderato anche ricostruire sul Garda un piccolo tratto del vallo romano, eretto contro i barbari, e un segmento di trincea carsica, ma dovette rinunciare al progetto.

12 settembre 2024 Focus.it
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