Sulle prime sembrerebbe una semplice statua di Buddha. Ma in questa scultura dell'XI-XII secolo dopo Cristo c'è molto di più di quanto possa apparire. Incapsulato al suo interno, come in uno scrigno, si trovano le spoglie di un monaco buddista ancora in meditazione, impegnato nella classica posizione del loto.
Nel corpo del religioso non ci sono più organi, ma antichi rotoli di testi in lingua cinese: la scoperta, degna di un film di Indiana Jones, è di un gruppo di ricercatori del Meander Medical Centre di Amersfoort, non lontano da Utrecht, Paesi Bassi.
Identikit del saggio. La presenza della mummia all'interno della statua era già nota ai ricercatori: a rivelarla era stata, un anno fa, la tomografia computerizzata della statua, che aveva svelato il profilo di uno scheletro umano nascosto nella scultura. Secondo Erik Bruijn, esperto di arte e cultura buddiste e curatore ospite del World Museum di Rotterdam, il corpo apparterrebbe a un maestro buddista di nome Liuquan della Scuola Cinese di Meditazione, morto intorno al 1100 dopo Cristo.
Ancora in preghiera. La scoperta segue di pochi giorni quella di un altro monaco buddista morto oltre 200 anni fa, il cui corpo mummificato è stato ritrovato, ancora nella posizione del loto, nella provincia di Ulan Bator, in Mongolia. Secondo alcuni devoti buddisti il monaco Liuquan, così come il "collega" di Ulan Bator, non sarebbero morti, ma si troverebbero soltanto in un avanzato stato di meditazione.
Rimpiazzati. La preghiera di Liuquan è stata di nuovo "disturbata" a settembre 2014, quando la mummia del religioso è stata sottoposta a un'ulteriore tomografia e ad alcune indagini endoscopiche in cui sono stati prelevati campioni di tessuto dalle cavità toracica e addominale. Si è giunti così a una nuova, incredibile scoperta: al posto dei tessuti degli organi interni sono stati trovati frammenti di carta scritti in caratteri cinesi.
post mortem. Gli organi del monaco sono stati probabilmente rimossi durante la mummificazione e sostituiti con rotoli forse considerati sacri. Questo porterebbe a pensare che Liuquan sia stato mummificato dopo morte e non si sia invece automummificato, un raro e antico processo di volontario abbandono del proprio corpo un tempo tentato da alcuni dei più anziani monaci buddisti, ma di cui ci sono giunte finora appena una ventina di testimonianze.
Per pochi eletti. La pratica - una sorta di lungo suicidio rituale - prevedeva alcuni anni di dieta a base prima di noci e semi, poi di infusi velenosi e radici, per eliminare i grassi corporei e preservare i tessuti dalla corruttibilità.
Quando il monaco moriva, in una posizione di preghiera, il suo cadavere non veniva più toccato in alcun modo ed era venerato alla stregua di un santo.