Petra, la perla dei Nabatei, dove Steven Spielberg nella saga di Indiana Jones aveva immaginato fosse custodito il Sacro Graal (il calice nel quale sarebbe stato raccolto il sangue di Gesù), riserva ancora molte sorprese.
Petra (Giordania), infatti, è uno dei siti più visitati al mondo, ma dal punto di vista archeologico resta ancora avvolta nel mistero. Si stima che fino a oggi solo il 20% del sito sia stato scavato. La città svelata è costituita per la maggior parte da tombe ed edifici pubblici, ma il vero mistero resta quello che c'è ancora da scoprire: solo da una quindicina d'anni, infatti, le campagne di scavo si stanno dedicando a indagare la città sotterranea.
Scoperti per caso. Grazie agli ultimi scavi effettuati sotto Al-Khazneh, una costruzione scolpita nella roccia nel I secolo a.C. come tomba per un re nabateo (forse Areta III), sono stati ritrovati dodici scheletri intatti, accompagnati da una ricca collezione di artefatti funerari. I preziosi resti sono stati rinvenuti per caso grazie a esplorazioni radar da remoto del sito in vista di potenziali lavori per incanalare i flussi d'acqua.
Scavi sdoganati. Gli archeologi avevano già scoperto nel 2003 alcune tombe nascoste sotto a Al-Khazneh, il Tesoro, ma erano stati bloccati dalla burocrazia e dalla mancanza di fondi, e non erano quindi mai riusciti a sondare a fondo l'altro lato.
Oggi, dopo oltre vent'anni, un team di ricercatori, guidato da Richard Bates, della University of St Andrews (Scozia) ha avuto il permesso di condurre una scansione con telerilevamento e poi di scavare sotto il Tesoro. «In realtà lo scopo principale dello scavo», ha spiegato il professor Bates, «era quello di valutare le condizioni delle aree intorno al Tesoro, al suo cortile, alla piazza, all'uscita del Siq (lo stretto canyon) in cui tutti i turisti confluiscono, in vista di potenziali lavori futuri per deviare e controllare meglio le acque alluvionali». Il telerilevamento non invasivo è stato condotto con la conduttività elettromagnetica e il radar a penetrazione del terreno.
Nuove scoperte. Le tombe con i dodici scheletri, ancora posti nella loro antica collocazione, custodivano anche un ampio corredo funerario. Come spiega il dottor Tim Kinnaird della University of St Andrews: «La tomba fu probabilmente costruita come mausoleo e cripta per Areta IV (9 a.C.- 40 d.C.) all'inizio del I secolo d.C., all'apogeo del regno nabateo».
Uno degli scheletri rinvenuti nella camera stringeva tra le dita un vaso di ceramica: riportando alla mente degli archeologi la vicenda del Sacro Graal, raccontata nel film Indiana Jones e l'ultima crociata (1989), ambientato proprio nell'antico edificio che sovrasta la tomba.
In seguito, un esame più dettagliato del vaso ha rivelato però che si trattava della parte superiore di una brocca rotta, probabilmente risalente al I secolo a.C.
Chi erano i Nabatei? La scoperta è considerata preziosa anche dal Dipartimento delle Antichità Giordane e dell'ACOR (American Center of Research), gli enti che hanno progettato e realizzato il piano di scavi, in quanto sono pochissime le sepolture complete dei primi Nabatei recuperate a Petra, una civiltà di cui sappiamo ancora molto poco.
L'unica cosa certa è che i Nabatei erano un popolo nomade di mercanti giunto nell'attuale Giordania nel IV secolo a.C., probabilmente dallo Yemen. Come molte genti arabe erano attratti dalla fitta rete commerciale che attraversava questa regione. I Nabatei, infatti, si garantirono ricchi guadagni con il commercio del bitume del Mar Morto, necessario agli Egizi per la mummificazione, e nella tratta di merci di lusso verso il mondo greco-romano: seta dall'India e profumi dall'Arabia. Ma il motivo per cui resteranno nella Storia è la costruzione di Petra, una città-roccaforte impenetrabile, che riuscì a resistere alle invasioni nemiche fino alla conquista romana del 106 d.C.